La Fim Cisl ha riunito oggi nella sede provinciale i propri iscritti tra i lavoratori dei quattro stabilimenti del gruppo siderurgico la Stefana (due a Nave, uno a Montirone ed un altro ad Ospitaletto) che dallo scorso dicembre ha fermato la produzione per una grave crisi di gestione aziendale che ha portato alla presentazione in Tribunale della richiesta di ammissione al concordato preventivo.
L’assemblea è servita a condividere le valutazioni in merito al piano concordatario proposto dall’azienda e consegnato al giudice l’ultimo giorno utile per evitare il precipitare della situazione.
All’assemblea, oltre a Daniela Pedrali della Segreteria provinciale dei metalmeccanici Cisl e agli operatori Luca Aquino e Roberto Farina, è intervenuto Sandro Pasotti, già segretario generale della Fim bresciana e oggi impegnato nella Segreteria nazionale della categoria come coordinatore nazionale della siderurgia.
IL GUAIO DI UN SINDACATO FORTE NEI NUMERI MA PRIVO DI IDEE
Proprio dalla sua esperienza nella gestione e soluzione positiva di situazioni analoghe a quelle della Stefana sul territorio nazionale – un esempio per tutti è quello della Lucchini di Piombino – Pasotti ha evidenziato come la scelta sostenuta dalla Fiom, che è sindacato maggioritario in azienda, di non coinvolgere da subito le istituzioni, in particolare il Ministero dello Sviluppo, è stata clamorosamente sbagliata.
Fin fa gennaio, invece, la Fim aveva formalmente fatto richiesta di attivazione del tavolo di crisi a tutte le istituzioni .
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PER COLPA DELLA FIOM SI SONO PERSI MESI PREZIOSI
Le conseguenze degli errori della Fiom – che i metalmeccanici Cgil nascondono con un’offensiva mediatica emozionale che evita accuratamente di entrare nel merito dei problemi – sono oggi evidenti. Lasciare alla sola capacità e volontà della Stefana la ricerca di interessi sul territorio, ha fatto perdere ai lavoratori mesi preziosi senza che si concretizzasse un piano di rilancio industriale potenzialmente in grado di salvaguardare a pieno l’occupazione.
UN MANAGEMENT INADEGUATO
“Per quanto ci riguarda – ha detto in assemblea Daniela Pedrali – e ferme restando le valutazioni di competenza del giudice sulla ammissibilità del piano e sulla sua capacità di rispondere alle legittime aspettative dei creditori, sul futuro dei lavoratori rimangono purtroppo attuali le perplessità che sin dai primi giorni di gennaio avevamo evidenziato sulla capacità della proprietà di mettere in campo una strategia di uscita dalla crisi senza il supporto di capitali e strategie esterni. Proprio per questo rimane attuale la nostra proposta di attivazione del tavolo di crisi al Ministero, auspicando una convocazione in tempi brevissimi di tutti i soggetti interessati”.