Brescia e le due culture sindacali che attendono il premier
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Brescia e le due culture sindacali che attendono il premier

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Pubblicato il 1 Novembre 2014

dal corriere brescia Il sindacato della partecipazione e il sindacato della conflittualità. Ridotto ai minimi termini è questo ciò che il Presidente del Consiglio (ammesso che abbia tempo per accorgersene) si troverà di fronte nelle ore che lunedì passerà a Brescia per intervenire all’assemblea degli industriali.

Il sindacato della conflittualità, che ha nella Cgil bresciana il suo contenitore generale e nella Fiom la sua avanguardia, “accoglierà” il premier con corteo, proteste e striscioni.

Il sindacato della partecipazione, che ha le sue radici nella cultura sindacale della Cisl e nel quale si riconosce anche la Uil, ha chiesto molto più semplicemente al premier di trovare nell’agenda del suo pomeriggio bresciano lo spazio per un incontro.

Per dirgli? “Che nel suo piano per il lavoro ci sono cose condivisibili e cose che hanno bisogno di essere riviste – risponde il segretario provinciale della Cisl Enzo Torri – e che, proprio per l’ambizione riformatrice che lo contraddistingue, il Governo sbaglia a pensare di poter fare a meno del confronto e del dialogo sociale”.

Il leader della Cisl bresciana lo ribadisce in una breve intervista pubblicata questa mattina dalle pagine locali del Corriere della Sera.

 

IL GOVERNO SBAGLIA A PENSARE DI POTER FARE A MENO DI NOI

«È vero, siamo un sindacato diverso dalla Cgil, per cultura, ma soprattutto per impostazione. Ed è questo che diremo a Renzi». Il segretario provinciale della Cisl Enzo Torri è in treno, di ritorno da Roma dove ha incontrato Annamaria Furlan.

Torri, sarete anche voi alla Palazzoli, lunedì. Cosa direte al premier?
«La Fim Cisl ha fatto avere a Renzi una serie di documenti per dimostrare come ci stiamo muovendo sul territorio. Abbiamo chiesto di incontrarlo: lui viene a vedere le fabbriche che funzionano, ma c’è da ricordargli che anche a Brescia si soffre perché il lavoro manca».

Parla della lettera che la Fim ha spedito al premier in risposta della missiva inoltrata dalla Fiom dove si dice che Renzi va solo nelle aziende dove i meccanici Cgil non sono graditi?
«La contrapposizione sindacale, in una città industriale come Brescia, è rappresentata dalla dialettica Fim-Fiom, ma sulle questioni generali le diversità permangono anche al livello Cisl-Cgil. Noi siamo per la partecipazione, loro per la conflittualità. Però credo che la sfida non sia fra i due sindacati, ma con l’Aib, che deve imparare a dialogare con noi».

E Renzi, che dice che le vostre opinioni non contano?
«Il premier ha ragione nel dire che è il Parlamento che legifera, ma io gli ricorderei che poi le leggi hanno delle ricadute sociali, e forse è meglio discutere anche con chi queste ricadute poi le deve gestire per l’interesse comune. Sbaglia Renzi se pensa di poter fare a meno di noi».

Voi e la Cgil siete diversi, eppure manifesterete insieme per il pubblico impiego. Perché?
«Lì c’è un grosso tema aperto da tempo. Si taglia sulla Pubblica amministrazione e i benefici vanno a tutti*, non è giusto e io sabato 8 novembre sarò in piazza. Ma contro il Job Acts no, non è giusto scioperare».

 

*UNA PRECISAZIONE
Quest’ultima risposta è stata sintetizzata in maniera così frettolosa da risultare abbastanza incomprensibile. In realtà il segretario della Cisl di Brescia ha risposto alla domanda affermando:
«Lì c’è un grosso tema aperto da tempo. D
a anni si procede a tagli pesantissimi nella Pubblica amministrazione che oltre a mettere a repentaglio i servizi ai cittadini impediscono ai lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione (bloccata per legge da cinque anni), con una penalizzazione salariale divenuta ormai insostenibile e una sostanziale distrazione dei risparmi del settore pubblico perché non sono destinati al miglioramento dell’efficienza della Pubblica amministrazione ma semplicemente a tamponare altri guai di bilancio. Non è giusto e io sabato 8 novembre sarò in piazza. Ma contro il Job Acts no, non è giusto scioperare».