Sindacati europei: allarme carovita
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Sindacati europei: allarme carovita

Crescono i profitti delle aziende ma non i salari. Bisogna puntare sulla contrattazione

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Pubblicato il 6 Febbraio 2023

L’inflazione sta consumando i salari dei lavoratori, mentre crescono i profitti delle imprese come gli stipendi dei manager e i dividendi degli azionisti. Bisogna allora fare fronte comune per sollecitare i governi ad intervenire con misure che aiutino le famiglie e riducano le disuguaglianze e occorre rendere più capillare la contrattazione nelle aziende.

E’ quanto hanno ribadito i sindacati europei dell’industria, riuniti a Milano  per fare il punto della situazione economica e sociale e disegnare una strategia unitaria.

 

7 milioni di lavoratori rappresentati

A promuovere l’incontro è stata IndustriAll, realtà che rappresenta circa 7 milioni di lavoratori, che fanno capo a 200 organizzazioni sindacali (per la Cisl ci sono Fim e Femca) di 39 Paesi europei, dei settori metalmeccanico, chimico e tessile. Settori che sono al centro di grandi e rapidi cambiamenti, soprattutto dal punto di vista tecnologico e della sostenibilità ambientale

 

Un confronto e un coordinamento sindacale europeo

“Davanti alle transizioni green e digitale – ha evidenziato il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia – c’è la necessità di un fondo per le politiche industriali in chiave europea. Servono risorse per una giusta transizione che crei le condizioni di sostenibilità sociale e industriale, oggi non è così. Solo nell’automotive rischiamo di mettere a repentaglio, nel giro di pochissimi anni, migliaia di posti di lavoro e di non essere più competitivi su settori in cui oggi siamo l’eccellenza. Gli Stati Uniti hanno messo in campo politiche di incentivazione alla loro industria molto forti, è tempo di una politica industriale europea e di rendere sostenibile la transizione altrimenti rischiamo di avere disoccupati e cassintegrati che non sono in grado di comprare auto o caldaie elettriche che la transizione green ci impone. Per questo abbiamo bisogno di un confronto e un coordinamento sindacale europeo”.

 

La brutalità dei numeri

Secondo IndustriAll in Europa il 53% delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese; un amministratore delegato guadagna mediamente 278 volte più di un lavoratore; nell’ultimo anno i pagamenti agli azionisti da parte delle imprese sono cresciuti del 29% mentre il potere d’acquisto reale dei salari minimi è diminuito in media di quasi il 5%. In compenso nel 2022 i profitti attesi dai giganti del gas e del petrolio supereranno del 70% il record dell’anno scorso.

 

Il baricentro del sindacato è la contrattazione

“Il nostro obiettivo principale – ha affermato il segretario nazionale della Femca, Giovanni Rizzuto – è mantenere saldo il baricentro del ruolo del sindacato attraverso la contrattazione, per redistribuire reddito e saldare diritti. In questi anni abbiamo rinnovato contratti difficili, con aumenti salariali importanti, ottenuti prima della fiammata inflazionistica. Abbiamo bisogno in Europa di un’industria forte, che porti punti di Pil e occupazione. Come sindacato sappiamo di dover accompagnare l’incredibile accelerazione sull’affrancamento energetico, con processi di sviluppo e azioni infrastrutturali. L’Italia non può essere solo un luogo attraversato da tubi e gasdotti. Diventare un hub è una grande opportunità per generare, integrare e sviluppare le diverse fonti di energia con la logica della giusta transizione come declinata attraverso il Manifesto della transizione energetica”.