Ad un anno dall’avvio delle procedure di emersione e regolarizzazione dei rapporti di lavoro irregolari, continuano a registrarsi forti ritardi con solo il 15% di domande esaminate su circa 207 mila presentate e circa il 5% di permessi di soggiorno emessi.
Tra i motivi di questa situazione c’è la farraginosità delle procedure accompagnata da valutazioni disomogenee e spesso restrittive delle norme.
Punzi (ANOLF Brescia): dai dati provinciali un quadro desolante
“Brescia, purtroppo, sembra essere alla testa di questa vicenda – dichiara con amarezza Giovanni Punzi, presidente di ANOLF Brescia, l’associazione che gestisce lo Sportello Immigrati della Cisl provinciale – tanto che alla data del 6 luglio, in cui si è riunito il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, su 5.018 domande di emersione presentate, l’avviso di rigetto riguardava 2.554 pratiche (810 delle quali sono in corso di valutazione) e ce ne n’erano 852 ancora non istruite.
Altri dati su cui riflettere sono quelli dei contratti di lavoro alla data del 1 luglio 2021: quelli stipulati al termine della procedura erano 206; quelli pronti per la stipula 166; quelli in attesa 787. Non meno significative le 103 rinunce registrate fino ad oggi, segno evidente di stanchezza e di sfiducia verso le istituzioni“.
I sindacati al Ministro: “Nutriamo profonda preoccupazione”
“Pur riconoscendo le oggettive difficoltà legate alla pandemia e apprezzando gli sforzi del Ministero dell’Interno e degli Uffici preposti – si legge in un comunicato delle organizzazioni sindacali – nutriamo una profonda preoccupazione per le sorti di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che permangono in condizioni di estrema fragilità e vulnerabilità.
Sappiamo quanto sia importante avere un permesso di soggiorno perché consente, ad esempio, di accedere a servizi, tutele (bonus o sostegni al reddito), e di poter partecipare con maggiore facilità ai programmi di vaccinazione regionali.
Pertanto, come CGIL, CISL e UIL abbiamo scritto una lettera al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per evidenziare queste ed altre criticità e avanzare alcune proposte per sbloccare la situazione e dare una spinta propulsiva all’esame delle domande di emersione e regolarizzazione.
Proposte per uscire dall’impasse
Suggeriamo di poter prevedere un permesso di soggiorno per attesa occupazione per chi ha la procedura di emersione ancora in corso ma ha perso il posto di lavoro, cosi come per chi, a procedura di emersione completata, non è riuscito, anche a causa della situazione pandemica, a convertire nei 6 mesi successivi il permesso di soggiorno temporaneo in permesso di soggiorno per motivi di lavoro..
Chiediamo al Ministro di adoperarsi per mettere in campo risposte che incidano in modo risolutivo sull’iter delle domande di emersione, senza le quali rischia il fallimento l’intero progetto legislativo con effetti diretti negativi in termini di legalità, sicurezza, riconoscimento dei diritti e tutela della dignità delle persone”.