Cnh Industrial: segnali d’allarme per IVECO Brescia
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Cnh Industrial: segnali d’allarme per IVECO Brescia

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Pubblicato il 24 Giugno 2020

Si è tenuto oggi al Ministero dello Sviluppo economico l’incontro in cui Cnh Industrial ha illustrato la situazione industriale e spiegato a che punto è l’applicazione dell’accordo quadro di gruppo del 10 marzo 2020. Comunicazioni che preoccupano le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori che hanno dichiarato lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti, con un pacchetto di riferimento di otto ore di sciopero da effettuare nel mese di luglio.

Le azioni decise per Pregnana, che purtroppo come noto cesserà la produzione il prossimo anno e su cui è in corso un confronto in sede regionale per la reindustrilizzazione, e per San Mauro, che sarà riconvertito in polo logistico, proseguono come da accordi locali necessari a garantire ai lavoratori l’occupazione.

Negli altri stabilimenti l’attività sta riprendendo non senza problemi a causa della caduta della domanda, ma a Foggia e a Torino motori c’è una ripresa produttiva, anche se su Foggia resta la spada di Damocle del venir meno della commessa FCA.

Più pesante è invece il ricorso agli ammortizzatori sociali a Torino driveline. Anche a Modena e a Jesi le proiezioni produttive sono abbastanza confortanti nonostante l’impatto dell’emergenza Covid. Iveco Defence ha avuto fermate assolutamente ridotte e dunque non presenta al momento particolari problematiche. Anche a Suzzara e a Piacenza i volumi produttivi si stanno riprendendo.

 

È a Brescia, e a Lecce, che si hanno però i principali segnali di allarme, tanto che CNHI ha dichiarato – per la forte sofferenza dovuta al calo degli ordinativi – di star riconsiderando la sua posizione e il relativo piano industriale.

 

La presa di posizione aziendale è evidentemente molto grave poiché mette in discussione gli impegni presi con l’accordo quadro del 10 marzo e getta un’ombra sul futuro dello stabilimento di Brescia, con 2.000 dipendenti, e dello stabilimento di Lecce, con 700 dipendenti.

Il Governo deve assolutamente intervenire prima che sia troppo tardi e interloquire con i vertici aziendali e sindacali, anche perché sussiste il timore che altri Paesi europei possano attirare gli investimenti previsti per l’Italia. È da tempo che stiamo avvertendo le Istituzioni dei rischi di desertificazione industriale del settore automotive aggravato dalla emergenza covid e dal fatto che l’Italia continua a essere priva di una politica industriale.

“Per queste ragioni – scrivono Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr in un comunicato – chiediamo la immediata convocazione di un tavolo con i ministri Patuanelli e Catalfo.
A Cnh Industrial chiediamo l’integrale rispetto dell’accordo del 10 marzo 2020”.