“Valli sempre più vuote, piccoli centri sempre più piccoli e grandi poli che crescono e attirano residenti. A partire dal capoluogo. È questa la dinamica demografica dell’ultimo decennio”. Lo scrive il Giornale di Brescia nella quarta parte di un approfondimento sul decennio che va a chiudersi. Sulla base dei dati ISTAT, il quotidiano ricorda che dal 2010 ad oggi in provincia di Brescia ci sono 24mila residenti in più, portando il totale della popolazione a 1.266.472.
Brescia città in questi 10 anni ha guadagnato 7mila residenti. “Un dato significativo: – commenta il quotidiano – con la città che è tornata punto di riferimento per la provincia, polo di servizi e di lavoro, scelto sempre più spesso dalle famiglie giovani“. Anche Montichiari è cresciuta di 3mila abitanti, Desenzano di 2.300. L’unico grande Comune in calo è Lumezzane, che ha perso quasi 2mila abitanti.
Secondo le proiezioni del Sistema informatico Demografico utilizzato dal Giornale di Brescia, nel 2037 la popolazione bresciana supererà 1,3 milioni di abitanti e quasi un terzo dei bresciani avrà più di 65 anni.
IL COMMENTO DEL SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA CISL:
“IL TEMPO DELLE SCELTE È ADESSO!”
“Sono dati – commenta Alberto Pluda, segretario generale della Cisl provinciale – che confermano le previsioni demografiche che da diversi anni sollecitano risposte ai decisori pubblici. Ripristinare l’equilibrio demografico è un’impresa che ha bisogno di politiche familiari nazionali sostenute da grandi investimenti, costanti nel tempo, sottratti alla frammentazione dispendiosa e senza risultati che risponde unicamente a logiche elettoralistiche; ma anche di politiche locali per servizi adeguati e a costi realmente sostenibili per le giovani coppie, di politiche per la casa, politiche di conciliazione.
Contestualmente bisogna preparare risposte all’invecchiamento della popolazione, provando anche a ragionare non solo in termini di quantità ma anche di qualità dell’assistenza e della sfida che viene dal privato che si candida a soddisfare esclusivamente i bisogni di chi può pagare.
Non meno rilevante è la questione dello spostamento della popolazione verso la città e gli altri grandi centri del nostro territorio. Lo spopolamento dei piccoli Comuni, soprattutto nelle nostre Valli, apre un problema di presidio non solo ambientale del territorio, ma anche di salvaguardia della cultura e delle tradizioni. Servizi comunali consortili, interventi per una mobilità meno penalizzante di quanto non sia oggi, incentivi per chi sceglie di restare: sono alcuni dei percorsi che andrebbero approfonditi. Il tempo delle decisioni è adesso. Perché più tempo passa, più onerose e complesse saranno le scelte“.