Lavoro, domanda e offerta corrono su binari che non si incrociano
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Lavoro, domanda e offerta corrono su binari che non si incrociano

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Pubblicato il 20 Agosto 2016

Le imprese italiane cercano, senza riuscire a trovarli, oltre 40.000 lavoratori, e questo è un campanello d’allarme sulla reale capacità di intervento dei servizi a sostegno dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. L’ISTAT fotografa così “le stime preliminari del tasso di posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi” sulla base dei dati del secondo trimestre dell’anno. Per quanto paradossale possa sembrare con i tanti posti di lavoro persi in questi ultimi anni di crisi, c’è un’offerta occupazionale che non trova risposta.

 

L’IMPEGNO DELLA CISL E L’AVVIO DELLO “SPORTELLO LAVORO”

Quella degli interventi che favoriscono il job maching – vale a dire il complesso di azioni che possono portare alla copertura dei posti di lavoro disponibili – è una questione sulla quale la Cisl insiste da tempo affermando la centralità della formazione al lavoro e la necessità di una programmazione strategica connessa all’evoluzione del sistema economico e produttivo. Si tratta di impegni strutturali che chiamano a responsabilità istituzioni, sistema delle imprese e organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori. La Cisl ha reso evidente il suo impegno in questa direzione con l’avvio in tutti i territori dello “Sportello Lavoro” [clicca QUI per tutte le informazioni su quello di Cisl Brescia] inserendo quanti sono alla ricerca di un lavoro in un modello integrato che ha l’ambizione di accorciare le distanze tra domanda e offerta occupazionale.

 

I SETTORI NEI QUALI C’E’ MAGGIORE RICHIESTA

Le imprese italiane – si legge nel comunicato dell’Istituto centrale di statistica – cercano, senza riuscire a trovarli, oltre 40.000 lavoratori, lo 0,5% del totale. Una quota significativa benché in calo dallo 0,7% dei tre mesi precedenti. I lavori per i quali è maggiore la ricerca di candidati, sono nell’istruzione, nella sanità e nell’assistenza sociale, nelle attività artistiche e nelle altre attività di servizi dove la quota di posti vacanti raggiunge lo 0,7%. Per l’industria in senso stretto il tasso è allo 0,5% nel periodo aprile-giugno (era 0,7% nel trimestre precedente) e lo stesso livello contraddistingue anche le costruzioni. Sono di più, invece, le posizioni disponibili nei servizi di mercato, dove il tasso dei posti vacanti scende allo 0,6%”.

I dati della rilevazione ISTAT “si riferiscono ai posti vacanti per lavoratori dipendenti nelle imprese con almeno 10 dipendenti dell’industria e dei servizi. Sono stati prodotti sulla base di due rilevazioni: quella mensile sull’occupazione, gli orari di lavoro, le retribuzioni e il costo del lavoro nelle grandi imprese, per le imprese con almeno 500 dipendenti dell’industria e dei servizi; quella trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate, per le imprese con 10-499 dipendenti dell’industria e dei servizi”.