Buona parte della foliazione di Bresciaoggi è dedicata stamattina ad uno speciale dedicato all’associazionismo. Interviene anche la Cisl bresciana con una intervista (che il giornale all’ultimo momento ha trasformato in un articolo) al segretario provinciale Enzo Torri. La riproponiamo qui integralmente.
L’accordo unitario su contrattazione e relazioni industriali è davvero un documento di svolta nella strategia sindacale? Cosa cambierà in concreto nell’azione del sindacato confederale? Riusciranno le diverse organizzazioni – e Brescia è un banco di prova sicuramente tra i più impegnativi – a interpretare il nuovo spartito? Lo chiediamo ad Enzo Torri, segretario provinciale della Cisl.
L’unità sindacale fa bene al sindacato e rilanciarla partendo da un tema così delicato come quello della contrattazione, della rappresentanza e delle relazioni industriali è una novità importante. Ed è un segnale forte di vitalità dei corpi sociali intermedi che le politiche di governo vorrebbero invece mettere nell’angolo.
Secondo lei l’accordo allontana l’intervento del Governo sulla rappresentanza?
Mi piacerebbe dire che è così, temo però che il Governo ci proverà comunque perché la discussione con Confindustria sulle nostre proposte potrà partire solo dopo l’elezione del loro nuovo presidente. Certo è che a Palazzo Chigi non potranno ignorare un documento sindacale unitario che rappresenta la vera novità di questa partita.
Dovendo scegliere, quali sono i titoli del vostro accordo da sottolineare?
Il contratto collettivo come indicatore del salario minimo; la certificazione della rappresentanza; maggiore rilevanza al secondo livello della contrattazione e in particolare alla contrattazione territoriale; aumenti salariali che non abbiano come unico riferimento il recupero dell’inflazione; rendere praticabile la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa affiancando al consiglio di gestione un consiglio di sorveglianza al quale partecipano i rappresentati dei lavoratori.
Come si conciliano questi temi unitari con la campagna lanciata anche a Brescia sui diritti universali del lavoro?
La “carta dei valori” è quella che abbiamo sottoscritto unitariamente di cui abbiamo appena detto. Dovremmo concentrarci su quello piuttosto che fare confusione. Stiamo riaprendo percorsi unitari significativi che vanno dalle assemblee nazionali sulle pensioni fino alle intese locali di pochi giorni fa per dare funzionalità ad uno strumento di studio sulla contrattazione decentrata nel bresciano: se chi lancia campagne autonomamente programmate e autonomamente portate avanti non vede contraddizioni è solo perché guarda da un’altra parte. Le fondamenta su cui poggiare una nuova idea di unità sindacale vanno costruite unitariamente. Non è il caso della campagna in questione. E dispiace, perché i diritti universali del lavoro sono priorità comune del movimento sindacale, non di qualcuno.
C’è chi critica l’accordo unitario perché alcune parti sarebbero poco definite. E vero?
Innanzitutto credo vada sottolineato che se ognuno di noi non avesse rinunciato a qualcosa, l’accordo non sarebbe mai stato possibile. Si è fortemente cercato di trovare una mediazione tra posizioni che le singole esperienze associative avevano inevitabilmente marcato più per le differenze che per le possibili convergenze. Un percorso che non è stato facile e che ha bisogno, anche in prospettiva della ricerca di una condivisione con il mondo imprenditoriale, di ulteriore lavoro. Ci sono trattative aperte per importanti rinnovi contrattuali che dovrebbero, almeno da parte sindacale, ricevere dall’accordo unitario nuovo impulso