Primo incontro questa mattina alla Remog di Rezzato tra proprietà e i sindacalisti della Fim Cisl dopo l’apertura della procedura di licenziamento per i trentadue lavoratori dello stabilimento (26 operai e 6 impiegati). Per l’azienda era presente l’amministratore delegato Thom Thorsten, assistito dal consulente Sandro Ferraro e dal consulente legale Giovanni Zoja; la Fim Cisl era rappresentata da Daniela Pedrali, componente della Segreteria provinciale, e dall’operatrice Catia Cuzuma; all’incontro hanno partecipato anche tre lavoratori.
“L’azienda – ha spiegato la Pedrali parlando con i lavoratori al termine del confronto – ha motivato la scelta di cessare l’attività produttiva argomentando una difficile situazione di mercato con conseguente sovrapproduzione. Ha parlato di concorrenza, soprattutto cinese, e della necessità di produrre su grande scala per mantenere redditività”.
Da qui la decisione di spostare la produzione in Germania mantenendo alla Remog la sola attività commerciale.
“Abbiamo chiesto ai rappresentanti aziendali di riconsiderare decisioni assunte troppo repentinamente – ha proseguito la sindacalista della Fim – ragionando su ammortizzatori sociali alternativi ai licenziamenti, su formule che permettano di trovare soluzioni occupazionali per tutti i dipendenti coinvolti, anche attraverso il finanziamento di azioni di accompagnamento dal vecchio al nuovo lavoro”.
La risposta dell’azienda non è stata negativa: “Pur ribadendo la necessità di cessare la produzione – continua la Pedrali – la proprietà ha dichiarato di voler dare la massima tutela ai lavoratori, impegnandosi a valutare i temi proposti dalla delegazione sindacale e di portarli alla valutazione del Consiglio di amministrazione.
Un prossimo incontro è stato fissato nella mattinata di venerdì 11 settembre.
“E’ stato un incontro positivo – conclude la sindacalista – che ha fatto chiarezza sulle rispettive necessità. Aspettiamo risposte concrete e conseguenti all’apertura fatta dall’azienda. Continueremo comunque con i lavoratori il presidio davanti alla fabbrica fino a quando non ci saranno risposte soddisfacenti”.