Potrebbe. Innanzitutto perché “parte del materiale di magazzino – precisa la Fim Cisl – è comunque già venduta e pagata”, e poi perché le sollecitazioni sindacali continuano a non avere risposte, non solo sulla copertura salariale ma anche sul ricorso alla cassa integrazione, bloccato, sembra, da una errata comunicazione fatta al giudice nominato dal Tribunale per seguire il concordato preventivo chiesto dal gruppo siderurgico.
“Per questa incertezza – scrivono i metalmeccanici Cisl in un comunicato – riteniamo necessario che tutti i siti produttivi siano coinvolti in azioni di presidio. Contemporaneamente, devono essere attivati percorsi che portino la discussione su tavoli con interlocutori diversi ed affidabili, per fare chiarezza e costruire percorsi concreti finalizzati alla tutela occupazionale“.
“Ribadiamo la forte preoccupazione per il futuro dei lavoratori della Stefana – conclude la nota Fim – e riteniamo indispensabile concorrere alla produzione di proposte che sappiano da un lato dare risposta alle esigenze immediate di salario ed ammortizzatori sociali, e dall’altro individuare tutte le soluzioni necessarie al mantenimento di una realtà industriale importante per la nostra provincia“.