Prima il taglio delle forniture di gas, adesso anche il taglio di quelle di energia elettrica. Se mai ci fosse stato bisogno di una conferma delle difficoltà di mercato e delle difficoltà finanziarie della Stefana S.p.A., la situazione debitoria del gruppo siderurgico che costringe l’Enel a interrompere la fornitura nello stabilimento di via Brescia a Nave non lascia dubbi.
Di più: il Consiglio di amministrazione del gruppo industriale ha deciso di presentare al Tribunale domanda di preconcordato. Si tratta di una procedura – osservava qualche tempo fa Il Sole 24 Ore – che consente alle imprese di mettersi al riparo senza troppe formalità rispetto alle azioni dei creditori, guadagnando tempo per riorganizzarsi e continuare l’attività.
E’ la speranza dei 700 lavoratori della Stefana distribuiti nelle due sedi di Nave e in quelle di Ospitaletto e Montirone. La situazione è davvero seria, come dimostrano le resistenze dell’azienda ad assicurare ai lavoratori gli anticipi delle spettanze Inps sui contratti di solidarietà per gli stabilimenti di via Brescia a Nave e per quello di Montirone che scadono oggi.
Formalmente la ripresa dell’attività negli stabilimenti è prevista per l’8 gennaio, ma tante sono le questioni che il gruppo siderurgico deve chiarire in questo passaggio d’anno carico di preoccupazioni per centinaia di famiglie.