Metalmeccanici Cisl: il Governo apra gli occhi sulla crisi dell’industria
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Metalmeccanici Cisl: il Governo apra gli occhi sulla crisi dell’industria

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Pubblicato il 30 Settembre 2014

il segretario generale aggiunto della cisl annamaria furlan Sembra che a Palazzo Chigi la sveglia sia suonata con un giorno d’anticipo. Certo, resta da vedere se il governo aprirà davvero gli occhi sulla crisi dell’industria, come gli hanno chiesto oggi i metalmeccanici Cisl da piazza Montecitorio, dove la “loro” sveglia, una manifestazione tra il flash mob e il tradizionale presidio sindacale, è rimbombata nei timpani del Palazzo. Ma è un fatto che il segnale lanciato lunedì sera da Matteo Renzi ai sindacati nel corso della direzione del Pd modifica lo spartito sul quale governo e premier si sono sono mossi fin qui.

E benché non si tratti del ritorno alla concertazione, la riapertura della Sala Verde di Palazzo Chigi rappresenta una novità che in casa Cisl viene registrata con favore. “Presidente, siamo pronti – scandisce dal palco il segretario generale aggiunto Annamaria Furlan – Ci convochi subito, abbiamo tante idee da mettere in campo”. Sono le idee di un’organizzazione “che ha un grande cuore, fatto da tanti lavoratori e delegati”, si scalda Furlan indicando la piazza.

Al premier che si lamenta dei poteri forti e dei loro attacchi la Cisl manda un messaggio chiaro: “Lasci perdere i poteri forti, hanno sempre portato male al Paese, e scelga invece il sindacato confederale”. Del resto, chi ha sostenuto – pressoché in solitaria – le battaglie su Fiat, dall’accordo di Pomigliano fino al contratto di gruppo? Certo non i salotti buoni del capitalismo italiano, che le riforme le chiedono sempre agli altri ma che quando arriva il momento si voltano dall’altra parte: “Ora Renzi apprezza la Fiat. Bene. Allora riconosca il coraggio dimostrato da Cisl e Fim in questi anni. Sempre, anche quando eravamo isolati e i nostri delegati venivano minacciati e insultati”.

Su queste basi il dialogo è possibile, fa intendere Furlan. A partire – ovviamente – dalla riforma del mercato del lavoro. Più che all’articolo 18, questione in definitiva residuale se si prescinde dalla rissa ideologica e parolaia in scena da settimane (“dire che frena gli investimenti esteri è sbagliato”), la Cisl è interessata a discutere di contratto a tutele crescenti e precariato: “Vogliamo capire se questa nuova forma contrattuale azzera il precariato dilagante nel nostro Paese, abbatte i co.co.pro e le finte partite Iva, tutelando i giovani che spesso sono senza tutele”.

Niente illusioni, però: il lavoro non si crea per legge. In altri termini: “Come si può essere competitivi senza qualità nel lavoro e senza attenzione per lo sviluppo?”. È la domanda che si fa anche Giuseppe Farina. “Siamo qui per suonare la sveglia alla politica italiana va su con i decibel il numero uno della Fim – non siamo qui per piangere né per lamentarci, ma per rimboccarci le maniche come sempre. L’Italia rischia decine di migliaia di licenziamenti collettivi, se non si riparte dall’industria non usciremo mai dalla crisi”.

conquistedellavoro.it