Il dato che più di altri riesce forse a dare l’idea di cosa voglia dire parlare dei problemi e delle potenzialità del nuovo INPS, è arrivato quasi alla fine del convegno promosso venerdì scorso da Cgil Cisl Uil Brescia. Lo ha ricordato Carlo Borio, componente per la Cisl del Comitato di indirizzo e di vigilanza dell’Inps a livello centrale: quello dell’istituto è il bilancio più importante dopo quello dello Stato e amministra una massa finanziaria di 700 miliardi di euro, soldi che imprese e lavoratori affidano all’INPS per la gestione previdenziale, gli ammortizzatori sociali e tutti i servizi in capo all’ente.
CHI GOVERNA L’INPS OGGI? – “Logica vorrebbe – ha continuato Borio, che nella sua esperienza sindacale è stato prima segretario generale della Cisl di Brescia e successivamente anche della Cisl Lombardia – che fossero principalmente i rappresentanti di chi versa i contributi a stabilire gli indirizzi operativi dell’ente. Ma oggi le linee di governo dell’’INPS non vengono definite dal Comitato di indirizzo e di vigilanza e dalle persone a cui sono affidati i ruoli chiave della presidenza e della direzione generale: oggi sono la politica e il Governo a stabilire per decreto cosa l’INPS può o non può fare, con effetti non del tutto secondari sulla gestione delle risorse, che attualmente, invece di essere utilizzate per risanare l’ente e ristrutturarlo secondo le moltiplicate necessità derivate dall’acquisizione della gestione dei trattamenti dei lavoratori attivi e dei pensionati del settore pubblico, sono utilizzate dal Governo per risanare le finanze e pagare le opere pubbliche”.
LA POLITICA FACCIA UN PASSO INDIETRO – La discussione sull’efficienza dell’INPS dopo l’incorporazione degli altri enti previdenziali, sui tagli del personale, sui rischi di chiusura delle sedi periferiche, sulla “smaterializzazione” degli sportelli dell’istituto (operazione con cui l’INPS ha scaricato l’onere della consulenza e dell’assistenza sui Patronati), va dunque iscritta in uno scenario in cui è auspicabile un passo indietro della politica e una restituzione di ruolo agli organi di governo dell’Istituto.
SCENARI PROBLEMATICI – A dirne l’urgenza è stato un altro dato che Carlo Borio ha offerto al convegno (al quale ha partecipato anche il neo direttore della sede provinciale INPS Alessandro Casile). “Le uniche due voci in attivo delle entrate dell’INPS – ha concluso il sindacalista – sono quelle garantite dagli extracomunitari e dai giovani che entrano nel mercato del lavoro: se il Governo continuerà a guardare all’INPS come un bancomat a cui attingere risorse per le più svariate emergenze, l’unica speranza per evitare il fallimento dell’ente è che gli extracomunitari se ne tornino ai loro paesi d’origine prima di riscuotere la pensione e che i giovani si convincano che dovranno lavorare molto ma molto a lungo”.
Un paradosso, una provocazione che sono servite a ribadire l’urgenza dell’impegno, da parte di tutti gli attori sociali, a ripensare il ruolo centrale dell’INPS per la vita di milioni di cittadini e a pretendere di conseguenza che sia messo in grado di svolgere in modo trasparente e indipendente le sue funzioni istituzionali.