La neve di Sochi è macchiata dal sangue dei lavoratori. Il Building and Wood Worker’s International (sindacato mondiale delle costruzioni ) non usa mezzi termini per denunciare quanto avvenuto in Russia in preparazione dei giochi olimpici invernali inaugurati venerdì scorso di Sochi 2014.
Drammatico il bilancio in termini di vite umane imputabile alla colpevole negligenza delle autorità russe. Secondo i sindacati ben 60 lavoratori hanno perso la vita per assicurare lo svolgimento della manifestazione sportiva. Un conto inaccettabile che ha portato i sindacati internazionali Bwi, Cis, Iuf e Psi a manifestare, nei giorni scorsi, di fronte alla rappresentanza diplomatica russa a Ginevra. Il passaggio di una recente legge da parte del Cremlino che limita ulteriormente i diritti dei lavoratori lasciando via libera ai soprusi delle imprese, sottolinea in un comunicato la Bwi, aggraverà ulteriormente la situazione in occasione dei campionati del mondo di calcio che si svolgeranno in Russia nel 2018.
I sindacati internazionali hanno inoltrato una lettera al presidente Putin chiedendo la liberazione immediata di tre rappresentanti sindacali dei piloti Aeroflot detenuti dalle autorità russe. Le gravi violazioni dei diritti dei lavoratori, sottolineano le organizzazioni della società civile, rappresentano un gravissimo campanello d’allarme.
La costruzione degli impianti di Sochi è da tempo al centro delle critiche della comunità internazionale sia per gli altissimi costi, oltre cinquanta miliardi di dollari, sia per un lungo elenco di violazioni di diritti umani. I primi a pagare il prezzo dei giochi olimpici sono stati gli abitanti dell’area. Secondo i dati di Hrw, circa 2 mila famiglie sono state trasferite con la forza o con la promessa di compensazioni non adeguate per far posto alle strutture. Una volta liberato il campo, le ditte incaricate della costruzione si sono successivamente trovate di fronte al problema del reperimento della manodopera specializzata. Un compito facilitato da intermediari internazionali che hanno messo su una vera rete di impiego illegale con i paesi limitrofi.
L’organizzazione per i diritti umani calcola che un totale di oltre 70 mila lavoratori sono stati attratti a Sochi con la promessa di un impiego decente. Una promessa ben lontana dalla realtà dei fatti, come numerose testimonianze di lavoratori provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica e dai Balcani hanno confermato. Stipendi non corrisposti, confisca dei passaporti, giornate di lavoro di dodici ore senza alcun giorno di riposo, dormitori fatiscenti e pessime condizioni di salute e sicurezza hanno caratterizzato l’esperienza di molti lavoratori che, paradossalmente, hanno dovuto guardarsi anche dai raid della polizia a causa del loro status di migranti.
Oltre alle violazioni dei diritti dei lavoratori sono inoltre moltissimi i danni procurati all’ambiente considerando che la zona di pertinenza si trova nel Sochi National Park, una riserva ecologica particolarmente fragile. Una situazione di cui si è saputo ben poco nei mesi passati considerando la forte censura che caratterizza il sistema informativo russo. Secondo Hrw, ben 56 giornalisti sono stati uccisi in Russia dal 1992 ad oggi mentre la copertura delle notizie provenienti da Sochi è considerata dagli operatori del settore come ad alto rischio.
Le politiche intraprese dal governo russo destano dunque preoccupazione per i ripetuti attacchi nei confronti dei lavoratori e delle loro rappresentanze. L’arresto di tre leader del sindacato dei piloti Aeroflot, partner ufficiale degli stessi giochi olimpici di Sochi, ha indotto il segretario generale della Cis, Sharan Burrow, ad inviare una lettera direttamente al presidente Putin chiedendo la liberazione dei sindacalisti. (conquistedellavoro.it)