Brescia, triste primato per il settore metalmeccanico. La crisi continua
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Brescia, triste primato per il settore metalmeccanico. La crisi continua

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Pubblicato il 5 Febbraio 2014

metalmeccanicaL’industria metalmeccanica lombarda non riesce e a vedere la fine del tunnel e Brescia purtroppo è la provincia più colpita. Nel secondo semestre del 2013 in regione altri 4.091 lavoratori hanno perso il posto di lavoro, il 21,5% in più di sei mesi fa. Complessivamente, sono ben 2.270 le imprese colpite dalla crisi e 54.209 i lavoratori sospesi.

Nelle aziende metalmeccaniche bresciane sono 4.668 lavoratori in cassa integrazione ordinaria, 6.224 in cassa straordinaria e 320 in mobilità; in totale sono dunque 11.212 i lavoratori interessati da «sospensioni» di vario tipo nel secondo semestre del 2013. Le aziende di Brescia e provincia che devono fare i conti con la crisi sono 234 e complessivamente nel settore rappresentano 13.718 posti di lavoro.

IL RAPPORTO – E’ quanto emerge dal 36° Rapporto semestrale sulle situazioni di crisi, presentato questa mattina a Milano dalla Fim Lombardia, il sindacato della Cisl del settore metalmeccanico. L’Osservatorio sulle situazioni di crisi della Fim regionale rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali che occupano complessivamente oltre 550.000 lavoratori.

MANCANO STRATEGIE DI SVILUPPO – “La situazione – ha sintetizzato Nicola Alberta, Segretario generale dei metalmeccanici Cisl della Lombardia – è sempre più drammatica. Occorre un piano concreto della Regione e del governo per delineare politiche industriali e settoriali di sostegno e per l’attuazione di politiche del lavoro. In particolare va ripristinata l’integrazione all’80% dei contratti di solidarietà (che la Legge di stabilità ha ridotto al 70% n.d.r.) per incentivare sempre più questo strumento di conservazione del lavoro. Ma occorre anche attuare strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale, per rafforzare il settore manifatturiero, favorire l’accesso al credito per gli investimenti industriali e le innovazioni, e garantire la sostenibilità. Vanno in questa direzione i confronti avviati in sede regionale e nazionale sui settori dell’elettronica e degli elettrodomestici, ma occorre fare di più”.

LA CASSA INTEGRAZIONE – Il Rapporto Fim Lombardia evidenzia un aumento della cassa integrazione straordinaria, sia nel semestre (+6,84%) che nel dato tendenziale annuo (+9,92%), e della mobilità che nel semestre interessa 4.091 lavoratori di 209 aziende, contro i 3.368 addetti e le 173 imprese del periodo precedente.

I LICENZIAMENTI – Complessivamente – sottolinea Alberta – nel 2013 i licenziamenti nelle aziende metalmeccaniche sono stati 7.459, segno persistente della crisi che colpisce le piccole imprese ma anche della deresponsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale”.

I CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ – Da segnalare l’aumento nell’utilizzo dei contratti di solidarietà: 74 aziende e 9.398 lavoratori nell’ultimo semestre; quasi la metà, 32 contratti che interessano 5.461 lavoratori, sono stati sottoscritti nel bresciano. Sono quindi ben 262 gli accordi di solidarietà stipulati nel biennio, per 26.995 lavoratori, che consentono di salvare oltre 9.000 posti di lavoro e segnano il consolidarsi di questo importante strumento di tutela dell’occupazione, dopo anni di diffidenza delle imprese.

LA CRISI TERRITORIO PER TERRITORIO – In percentuale, i territori maggiormente colpiti dalla crisi nel semestre sono quelli di Brescia (20,68% delle sospensioni), Milano (17,66%), Bergamo (16,63%), Brianza (12,22%). Il dato della distribuzione della crisi nelle diverse classi mostra l’incidenza rilevante delle sospensioni in moltissime piccole aziende (sono 2.130 le realtà interessate sotto i 100 dipendenti, rispetto alle 140 sopra i 100 addetti), che vede pesare in modo significativo sia la cassa integrazione ordinaria (71,97%), sia la cassa integrazione straordinaria (42,12%), sia la mobilità (49,23%).