“C’era una volta il capitalismo paternalista con i suoi benefici. C’è oggi un welfare aziendale che entra prepotentemente nei contratti di secondo livello, assicurando ai lavoratori la copertura di spese scolastiche e mediche”. Comincia così l’articolo che le pagine di Brescia del Corriere della Sera dedicano stamattina al welfare aziendale nei contratti . “Le imprese cominciano a integrare il salario con strumenti per conciliare le esigenze fondamentali”, spiega il quotidiano nell’occhiello dell’articolo. E poi precisa nel sommario: “Spese scolastiche con la poliambulanza, check-up al Banco di Brescia”.
WELFARE IERI E OGGI – Il cotonificio Olcese in Valle Camonica, la Lombardi a Rezzato, il cotonificio Ferrari in città, la Falck di Vobarno sono stati esempi agli albori del welfare aziendale paternalistico. Oggi invece il welfare aziendale si conquista attraverso la contrattazione di secondo livello.
“Gli esempi si moltiplicano – scrive Roberto Giulietti – e andando a spulciare nell’archivio regionale degli accordi aziendali della Cisl (su circa 1.200 accordi registrati, 203 affrontano il tema del welfare integrativo) si trova che nel 2010 la Fondazione PoIiambulanza ha siglato un accordo che prevede” contributi “per I’asilo e borse di studio per i figli dei dipendenti, o che nel 2009 il Comune di Lumezzane ha previsto per i suoi dipendenti rimborsi ticket, assistenza domiciliare, partecipazione a spese per l’affitto e utenze ma anche per i funerali. Il Banco di Brescia ha concordato a sua volta un ‘pacchetto welfare’ per il rimborso di spese per tutti i livelli di istruzione, ma anche per campus estivi o per un check-up medico. Da quest’anno, la Brawo di Pian Camuno ha messo a disposizione dei figli meritevoli dei dipendenti sette borse di studio per complessivi 15 mila euro”.
E’ poi di questi giorni “la firma di un accordo tra le tre organizzazioni sindacali e il settore cooperativo per conciliare il lavoro con le necessità della famiglia attraverso modelli innovativi. Come dire – continua il Corriere – che da oggi le coop potranno, con maggiore facilità, decidere sulla flessibilità oraria, in ingresso e in uscita, per favorire il lavoratore che deve accompagnare il figlio all’asilo ma anche erogare sostegni per servizi di cura o assistenza domiciliare”
BUONE ESPERIENZE MA POCHE – Con molta onestà va comunque detto che le esperienze positive sono ancora molto poche. “A Brescia – spiega il quotidiano – l’applicazione del weIfare aziendale […] in realtà fatica a decollare a causa dell’esigua dimensione media delle imprese, anche se intraprendere questa strada sembra inevitabile. In questo scenario economico, sindacati e imprenditori possono trovare nuove forme di contrattazione e sperimentare inedite soluzioni. Oggi le difficoltà dei lavoratori si concentrano nei costi degli asili-nido, in quello dei libri scolastici, nell’assistenza sanitaria e nella conciliazione dei tempi casa-lavoro. Ed è lì che il welfare aziendale tende a dare le maggiori risposte. La legislazione italiana prevede la totale decontribuzione e detassazione per le spese a carattere previdenziale e quelle per il diritto allo studio (comprese le spese per gli asili e i nido). Ciò significa che su 100 euro spesi dall’azienda per l’aumento dei salati, il lavoratore ne incassa 50; se invece li indirizza su previdenza, sanità o scuola, l’azienda spende 100 ed il lavoratore se ne ritrova altrettanti. Il dipendente, se non usufruisce dei servizi, può perdere il beneficio (tranne per la previdenza integrativa), ma capita molto raramente”.
RISPOSTE PIU’ VICINE AI PROBLEMI DELLE PERSONE – Da sempre quello della contrattazione di secondo livello è un tema centrale nell’iniziativa sindacale della Cisl. Lo riconosce implicitamente anche il Corriere che affida la chiusura dell’articolo ad una dichiarazione di Enzo Torri. «Credo che l’obiettivo della contrattazione aziendale – precisa il segretario della Cisl – sia anche quello di trovare le risposte più vicine ai problemi delle persone, che sono diverse da lavoratore a lavoratore, da territorio a territorio, da azienda ad azienda. Asili o carrelli spesa, trasporti o flessibilità di orari di ingresso impongono di costruire risposte diverse, che siano in grado di incrociare le esigenze di una società profondamente trasformata e di dare risposte ai bisogni dei lavoratori». Qualcosa, insomma, si muove”.