Sarà il voto dei lavoratori della Lanfranchi di Palazzolo a decidere con quali proposte il sindacato andrà al confronto con l’azienda per il rinnovo del contratto. Non è stato infatti possibile conciliare una piattaforma tutta sindacale e specificatamente legata alla vita dell’azienda come quella della Fim Cisl ed una che utilizza la contrattazione di secondo livello, quella della Fiom Cgil, per alimentare polemiche generali. In attesa dei risultati del referendum (che si conosceranno oggi) una buona fotografia della situazione è quella che Erminio Bissolotti firma oggi nelle pagine economiche del maggiore dei quotidiani locali.
GIORNALE DI BRESCIA – 6 aprile 2012
Lanfranchi, una fabbrica due referendum
Entrambe fanno sapere che hanno fatto il massimo per trovare un’intesa. Ma dopo tre mesi di consultazioni, Fim e Fiom non hanno ancora definito un elenco condiviso di proposte da presentare alla Giovanni Lanfranchi (cerniere per l’abbigliamento) per il rinnovo del contratto aziendale. E per questo motivo, da ieri, i 280 dipendenti dell’azienda di Palazzolo sono chiamati a esprimere la loro preferenza sulle due diverse «piattaforme» avanzate dai metalmeccanici della Cisl e della Cgil.
Se proviamo a entrare nel merito della questione, rileviamo che sono tre i punti inderogabili su cui poggia la proposta della Fim: l’incremento di 1.500 euro del salario per il triennio 2012/14; la revisione dell’inquadramento professionale dei lavoratori in sostituzione alle attuali categorie con un meccanismo che promuova la professionalità espressa dai singoli e, infine, il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso un graduale inserimento dei lavoratori precari.
Molto più ampio, invece, l’elenco delle richieste avanzate dalla Fiom che nel loro insieme vanno a toccare i temi dell’ambiente, della professionalità, dell’organizzazione e dei diritti dei lavoratori. In particolare modo, rispetto ai colleghi della Fim, i metalmeccanici della Cgil chiedono di istituire un premio di risultato di 1.280 euro annui (uguali per tutti i lavoratori) con una parte variabile legata ad alcuni paramentri economici riportati dalla Lanfranchi. Non solo, la Fiom vorrebbe inoltre vincolare eventuali modifiche dell’orario di lavoro al beneplacito espresso dalle rsu e dall’assemblea dei lavoratori.
Un aspetto, quest’ultimo, che trova l’opposizione dei sindacalisti Cisl. «Da anni – spiegano – si discute di una flessibilità di orari che ha consentito di affrontare la stagionalità del mercato in cui opera la Lanfranchi senza ricorrere agli ammortizzatori sociali e salvaguardando la piena occupazione». Pronta la risposta Fiom: «Pretendiamo maggiore chiarezza sulla struttura del salario e sulle richieste da fare all’azienda. Vogliamo inoltre che sia garantito ai lavoratori il diritto democratico di esprimersi sulla piattaforma e sull’accordo finale».
Altro punto che va a scontrarsi con quello della Fim che ribatte: «La Fiom alla Lanfranchi non ha firmato il contratto nazionale e nemmeno gli accordi aziendali dal 1998. A cosa serve questo sindacato? Solo a chiedere che gli altri applichino la sua democrazia».
Oggi sapremo come la pensano i lavoratori con il risultato dei referendum.
Erminio Bissolotti