La voce tranquilla e sottile, una figura per niente imponete. Eppure Padre Bartolomeo Sorge, oratore ufficiale della cerimonia del 25 aprile vissuta oggi pomeriggio in Piazza della Loggia, ha detto parole di grande forza e di grande speranza. E le ha dette con la passione civile con cui ha diretto per lunghi anni “Aggiornamenti sociali”, rivista autorevolissima nel dibattito politico e sociale del nostro paese, e poi il Centro Arrupe a Palermo negli anni della rinascita della coscienza civile e della rivolta contro i poteri mafiosi e criminali.
Accanto a lui c’erano Agape Nulli Quilleri, presidente delle Fiamme Verdi, il presidente dell’Anpi Marco Fenaroli, il sindaco di Brescia Adriano Paroli, il vice presidende della Provincia Giuseppe Romele.
Padre Sorge ha esortato ad ascoltare la lezione che viene dalla Resistenza, che è stata soprattutto un esempio di unità tra forze e idealità diverse per l’affermazione di valori fondanti e comuni, la stessa unità che serve oggi “per l’uscita dalla crisi in cui il Paese si è impantanato”; ha esortato a ritrovare lo spirito del Risorgimento, della lotta partigiana, della riscossa contro il terrorismo.
L’oratore ha parlato anche della Costituzione, frutto della Liberazione, come un bene tra i più alti di cui disponiamo: “I principi della Carta non dipendono dalle maggioranze di governo – ha scandito al microfono Padre Sorge – ma sono scritti nella coscienza di ognuno di noi. Sono la dignità data dal lavoro, la solidarietà, l’uguaglianza davanti alla legge”. L’unità del Paese è garantita dalla Costituzione, ed è riferendosi ad essa che la democrazia si salva e diventa risposta a quella politica che al bene comune antepone interessi personali e corporativi.
“Occorre ridare anima etica alla politica”, ha aggiunto ancora l’oratore, che ha bisogno di coerenza e di responsabilità. Padre Sorge ha criticato coloro che “pensano sia lecito usare le armi contro i disperati delle carrette del mare”, quelli che “fanno la guerra e non la vogliono chiamare guerra, che agiscono con ingiustizia e non vogliono essere giudicati dalla giustizia, che vivono alle spalle delle nazioni povere poi non vogliono accogliere chi fugge dalla povertà”.
Eppure non c’è e non ci deve essere spasio per la rassegnazione o per il disimpegno. “La Resurrezione del Cristo – ha concluso Padre Sorge – ci dà la fiducia necessaria per credere in una resurrezione dell’Italia dallo stato di degrado in cui è caduta. E’ tempo di svegliarsi: è tempo che la coscienza civile e quella religiosa tornino ad incontrarsi per una nuova rinascita. Ci riusciremo con il coraggio degli onesti e con l’aiuto di Dio”.
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Speciale 25 aprile / L’appello di Padre Sorge
2 min per leggere questo articoloPubblicato il 25 Aprile 2011