Discrimati per decreto legge
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Discrimati per decreto legge

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Pubblicato il 27 Giugno 2008

Cgil Cisl e Uil di Brescia, unitamente alla FP Cgil FP Cisl e FLP Uil, hanno diffuso oggi un comunicato stampa per denunciare l’irresponsabilità del Governo che con un Decreto Legge ha di fatto sancito una pesante discriminazione ai danni dei lavoratori pubblici.

L’opera di denigrazione dei lavoratori del comparto pubblico avviata dal Ministro Brunetta e sostenuta in maniera qualunquistica da tanta parte degli organi di informazione, trova le sue prime pratiche applicazioni. Con i Decreto Legge varato ieri dal Governo, entrano infatti immediatamente in vigore norme palesemente discriminatorie per i lavoratori pubblici. Se fino ad oggi qualsiasi lavoratore in malattia deve essere reperibile al proprio domicilio tra le 10 e le 12 e tra le 17 e le 19, d’ora in poi queste fasce di reperibilità entro le quali possono essere effettuate le visite di controllo varranno solo per i dipendenti privati. Per i lavoratori pubblici in malattia la reperibilità dovrà essere invece garantita dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20, comprese le giornate festive. E non è tutto! Se la malattia di un dipendente pubblico dura più di dieci giorni, dovesse ammalarsi una seconda volta nello stesso anno solare non potrà più ricorrere al medico di base ma dovrà obbligatoriamente farsi certificare la malattia dall’Azienda Sanitaria Locale. Oltre ad altri interventi che riguardano l’orario di lavoro che mettono in discussione l’adeguato periodo di riposo tra un turno di lavoro e l’altro. Siamo di fronte a provvedimenti gravi ed inaccettabili, nel solco di un generico e gratuito attacco al mondo del lavoro pubblico.  È frutto di un atteggiamento irresponsabile perché in questo modo non si colpiscono certo i lazzaroni ma si umilia un’intera categoria di lavoratori. Le malattie “inventate” sono responsabilità di chi ad esse fa ricorso per sottrarsi al suo dovere, ma sono anche il risultato della leggerezza di quei medici che le certificano con troppa facilità. Con queste norme il Governo ha scelto di gettare benzina sul fuoco della polemica, dimostrando la propria inclinazione al populismo piuttosto che la volontà di mettere in condizione il lavoro pubblico di liberarsi delle tante zavorre che pesano sulla sua efficienza. Demagogia e paternalismo politico non si coniugano con l’ammodernamento della pubblica amministrazione, possono solo generare rabbia è demotivare anche la stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto pubblico che quotidianamente svolgono onestamente e con impegno i compiti loro assegnati.