Quel giorno in Piazza Loggia. Giancarlo Bui, salvato dal freddo
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Quel giorno in Piazza Loggia. Giancarlo Bui, salvato dal freddo

Tra le testimonianze pubblicate dal Giornale di Brescia c'è anche quella di Giancarlo Bui, allora ventenne delegato Filca Cisl

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Pubblicato il 25 Maggio 2024

Nel cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Loggia, il Giornale di Brescia ha iniziato la pubblicazione delle testimonianze inviate dai lettori con i ricordi di quella fredda mattina in cui il terrorismo neofascista fece esplodere la bomba uccidendo otto persone e ferendone oltre cento.

Tra quelle che il giornale chiama “schegge di memoria”, c’è quella di Giancarlo Bui, allora ventenne, impegnato nella federazione Cisl dei lavoratori dell’edilizia e del legno.

 

Salvato dal freddo e da un caffè con i compagni

 

50 anni fa, il 28 maggio 1974 decisi di partecipare alla manifestazione organizzata dal sindacato bresciano in Piazza Loggia contro il terrorismo neofascista. Ero un delegato sindacale di una fabbrica del legno e facevo parte del direttivo provinciale della Filca Cisl di Brescia. Sapevo che nei mesi e giorni precedenti la strage, a Brescia erano accaduti episodi molto gravi. Non solo minacce da parte di formazioni neofasciste come «ordine nero e ordine nuovo» ma attentati e aggressioni nelle scuole e contro sedi «di partiti della sinistra e di organizzazioni sindacali» le quali avevano posto la città al centro di una «manovra eversiva». Non avevo piena conoscenza, ovviamente, delle relazioni e delle ragioni di quei fatti, ma che ci fosse in atto una strategia eversiva o perlomeno un pericolo io ne ero pienamente consapevole e molto preoccupato. I miei compagni di lavoro ed i miei genitori cercarono in tutti i modi di dissuadermi a partecipare, perché anche loro consci della situazione che si respirava, ma io andai lo stesso.

Arrivai in Piazza Loggia la mattina presto con un compagno di lavoro e c’era già gente. Era una mattina grigia, umida e cominciava pure una pioggerella fastidiosa. Ho camminato un po’ nella piazza e poi mi sono messo al riparo davanti alle vetrine del negozio storico di abbigliamento Tadini e Verza, sotto i portici, come tanti altri, accanto a quel maledetto cestino dei rifiuti.

Poi improvvisamente ho sentito il bisogno di muovermi, (la manifestazione nel frattempo era iniziata e stava parlando il sindacalista Franco Castrezzati) forse perché ero infreddolito, forse perché non riesco mai a stare fermo, forse per fortuna. Quindi ho detto al mio amico: andiamo, facciamo un giro della piazza, andiamo a vedere se incontriamo qualcuno del sindacato o dei vecchi compagni di scuola. E cosi mi sono spostato nella piazza e sono finito a ridosso del muro del «Caffè della Stampa», appena sotto il volto del Vicolo Monte Nuovo. Dopo 20 minuti, mezzora circa, ho sentito il botto e lo spostamento d’aria.

Ho avuto 10 minuti di blocco totale poi mi sono reso conto della bomba che era appena scoppiata.

C’era fumo, molto fumo, gente che gridava e scappava. L’altoparlante che scandiva «compagni state calmi, compagni state calmi». Mi sono incamminato verso il centro della Piazza ed in mezzo alla nebbia che la bomba aveva creato, un uomo con i vestiti a brandelli e coperto di sangue mi si è parato davanti. Era come paralizzato. Li mi sono fermato.

Poi il caos, gente che scappava, feriti che venivano portati ai lati della piazza in attesa delle ambulanze, Vigili del fuoco, polizia e carabinieri.

Giancarlo Bui