L’età anziana come risorsa e non come scarto della società: un momento della vita da rivalutare alla luce della longevità che ha portato alla nascita di una nuova generazione, quella dei longennials, ovvero gli over 60enni ancora in grado di dare un contributo straordinario alla collettività.
È stato il tema dibattuto nel corso degli “Stati generali dell’invecchiamento attivo”, l’appuntamento annuale promosso da HappyAgeing.
Numerosi interventi che hanno caratterizzato la manifestazione: Francesco Macchia, direttore di HappyAgeing, secondo il quale “siamo uno dei Paesi più longevi al mondo e sempre più sono le persone di 65-70 anni in salute che desiderano avere un ruolo nella società, ma a pesare su di loro è spesso uno sguardo che continua a considerarli ‘vecchi’; Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica, ha sottolineato che “il vivere a lungo e bene non è un processo scontato ma una sfida continua da rafforzare”; mons. Vincenzo Paglia, già presidente della Commissione per la riforma dell’Assistenza agli anziani del ministero della Salute, ha ricordato che occorre “capire che la vecchiaia non è un’età da scarto ma un’età da reinventarsi: 14 milioni di anziani, attivi e non attivi, di cui governo, istituzioni, Terzo settore e altre realtà di volontariato devono farsi carico”.
Per la Cisl è intervenuta Daniela Fumarola della Segreteria confederale, che insieme ai colleghi delle altre sigle sindacali ha reiterato l’appello al governo per garantire i diritti degli anziani: dal risanamento della sanità all’incremento delle risorse per la non autosufficienza e l’assistenza domiciliare.