Il “Circolo Lavoratori Borgo Trento” ospita venerdì 15 settembre (ore 20,30) la ripresa degli appuntamenti di “Terre tra due Fiumi”, un “progetto di cultura di prossimità” – al quale ha aderito anche la Cisl bresciana – alla scoperta dei due quartieri della zona nord di Brescia, San Bartolomeo e Porta Trento, delimitati dal fiume Mella a ovest e dal torrente Garza a est. Nel programma, che ha preso avvio lo scorso aprile, visite guidate, conferenze, musica e teatro.
E proprio con una conferenza riprende il cammino del progetto dopo la pausa estiva: Franco Tolotti parlerà della “vita sociale e politica a Borgo Trento nel Novecento”.
Un luogo col sapore dolce di una lunga tradizione
Teatro certamente appropriato per questo incontro è il Circolo Lavoratori, nato nel 1901 “come luogo di ritrovo, luogo ricreativo”, si legge in una ricostruzione firmata da Roberta Moneta in occasione dei 110 anni del sodalizio e pubblicata da Brescia & Futuro, rivista dei commercialisti bresciani.
I soci fondatori sono dei pellettieri, attività allora radicata in questa parte della città, e la proprietà del “primo stabile, nel cuore di Borgo Trento, è proprio della Cooperativa Pellettieri di Brescia: un bar e uno spazio all’aperto, un bello spazio per giocare a bocce”.
“La storia del Circolo è purtroppo lacunosa. I primi ricordi risalgono agli anni del fascismo, […] e raccontano incursioni, rotture delle botti del vino e degli arredi. […] Nel 1939 il Circolo acquista la “Posta” dei cavalli e dei carri, la stazione presso la quale, chi veniva da fuori, si fermava per recarsi in città. Da allora il Circolo ha sede in via Trento, 105. […] dal 1950 i locali del Circolo sono diventati punto di riferimento anche per altre associazioni. “La prima […] è stata nel 1954 la “Bocciofila Facchi” […] poi c’erano i Reduci e Combattenti, l’associazione dei Pescatori, l’associazione culturale Piramide, il gruppo lirico “Patelli” e il gruppo “Amici della montagna Lonati”.
Per statuto la Cooperativa che è proprietaria del Circolo resterà in vita fino al 2100, “quindi, almeno da statuto, c’è ancora spazio per guardare al futuro”.