Vigilanza privata, sindacati in Prefettura
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Vigilanza privata, sindacati in Prefettura

Giornata di sciopero per le lavoratrici e i lavoratori della categoria, senza contratto da 7 anni

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Pubblicato il 29 Agosto 2022

“Le lavoratrici e i lavoratori della vigilanza privata e dei servizi fiduciari sono costretti, dalla irresponsabilità delle controparti datoriali e delle aziende loro associate, a salari che da sette anni non hanno avuto alcun aggiornamento contrattuale; compensi inadeguati a sostenere la perdita del valore d’acquisto accumulata negli anni e ancor di più oggi con i generalizzati rincari delle bollette energetiche e del costo della vita”.

Lo ha affermato questa mattina il segretario provinciale della Fisascat Cisl, Paolo Tempini, nel corso del presidio sindacale unitario che si è tenuto in Piazza Paolo VI, davanti all’ingresso della Prefettura, organizzato per sottolineare la giornata di sciopero che interessa tutti gli addetti per l’intero turno di lavoro.

Quello per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della categoria è un percorso lungo e infruttuoso, sul quale le associazioni datoriali continuano a gettare ostacoli sempre nuovi, accompagnati da impegni e promesse regolarmente disattese. Pesa sulla vertenza la frammentazione delle associazioni datoriali e la conseguente incapacità di realizzare una sintesi positiva per le relazioni sindacali.

Fisascat Cisl e le altre sigle sindacali lo hanno ribadito anche alla vicecapo di Gabinetto dell’Ufficio Territoriale di Governo, Anna Frizzante, che a nome del Prefetto ha incontrato le rappresentanze sindacali di categoria – accompagnate dai leader confederali  provinciali: per la Cisl il segretario generale Alberto Pluda – e alla quale è stata consegnata la documentazione della vertenza.

Per i rappresentanti dei lavoratori il comportamento delle associazioni datoriali è ancor più inaccettabile se si pensa alle funzioni svolte dagli addetti, che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase emergenziale sanitaria ancora non del tutto finita, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale.