Cremaschini (Cisl Fp): Adesso però si ascoltino i lavoratori della sanità
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Cremaschini (Cisl Fp): Adesso però si ascoltino i lavoratori della sanità

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Pubblicato il 14 Aprile 2020

La scelta fatta da Regione Lombardia di attrezzare all’interno dell’Ospedale Civile un “Reparto Covid” (nella foto il sopralluogo dell’assessore regionale Gallera) sposa la lettura dell’emergenza “Fase 2” secondo cui nessun ospedale, pubblico o privato che sia, potrà mai dirsi Covid Free.

Secondo questa impostazione, non avendo conoscenza sullo stato di immunità o di contagiosità di un paziente asintomatico che accede alle diverse specialità di base, ogni attività porterà per lungo tempo ad una potenziale esposizione al rischio di contagio: ne discende la necessità che tutte le strutture ospedaliere dovranno attrezzarsi con specifiche aree per i pazienti Covid.

 

METTEVI DALLA PARTE DEI LAVORATORI DELLA SANITÀ

Per la verità ci sono anche letture contrapposte a quella adottata dalla Regione, ma la decisione è stata presa e su di essa è necessario fare qualche ragionamento mettendosi dalla parte dei lavoratori della sanità. Non basta infatti chiamarli eroi e dire loro grazie ogni volta che si accendono le telecamere o ci sono giornalisti nei paraggi. I lavoratori della sanità vanno ascoltati perché tocca a loro muoversi dentro le risultanze delle decisioni politiche sulla sanità e dentro le modalità organizzative in capo alla dirigenza aziendale.

 

L’EMERGENZA HA PORTATO ALLO SCOPERTO LE FRAGILITÀ STRUTTURALI
DELLA SANITÀ IN LOMBARDIA

Io credo che sia questo il momento per riflettere su ciò che è accaduto in questi ultimi cinquanta giorni. Il sistema sanitario della Lombardia ne esce con le ossa rotte perché l’emergenza ha portato allo scoperto le sue strutturali fragilità. Un sistema fuori asse rispetto alla narrazione ossessiva delle eccellenze, minato alla base per la riduzione portata avanti negli ultimi anni del numero di medici, infermieri, operatori socio sanitari, professioni sanitarie e personale; numeri tenuti sempre al minimo rispetto ai volumi di attività.

 

COORDINAMENTO ASSENTE

Nella gestione dell’emergenza è poi mancato il coordinamento centrale del sistema sanitario: gli ospedali pubblici travolti, mentre le cliniche private – fatta eccezione per la Fondazione Poliambulanza che da subito si è messa in prima linea nella cura dei pazienti Covid – sono state chiamate alla gestione emergenziale degli acuti tardivamente.

 

ADESSO LA PRIORITÀ DEVE ESSERE LA MESSA IN SICUREZZA
DI CHI LAVORA NEL SISTEMA SANITARIO

Come categoria che rappresenta questo mondo del lavoro è ora necessario mettere in sicurezza in primis gli operatori: non possiamo permetterci una nuova emergenza.

Un piano pandemia deve essere predisposto con assoluta priorità e deve essere concretamente attuabile, con verbi al presente non al futuro.

Il sistema è stato fortemente stressato ed ora la rielaborazione deve avvenire in tempi adeguati, consentendo a questi professionisti di elaborare anche quanto vissuto, oltre a far giungere loro quanto è giusto, sotto tutti i punti di vista: economico (ci aspettiamo dalla Regione un segnale in tal senso!), psicologico e sociale.

 

QUANTE RISORSE TOGLIERÀ IL REPARTO COVID
ALLA MISSION DI HUB OSPEDALIERO DELL’OSPEDALE CIVILE?

Alla questione si lega la preoccupazione dell’enorme quantità di risorse, di energie e di competenze che verranno assorbite dal Reparto Covid all’Ospedale Civile, sottraendole alla mission di un hub ospedaliero pubblico in cui la cura dei pazienti è da sempre accompagnata da un importante vocazione di studio, di ricerca e di crescita dei suoi professionisti, di alta performance e di specializzazione nella risposta al bisogno di salute della popolazione.

 

IL GRAVE ERRORE DELLA REGIONE SULLA SANITÀ NEL TERRITORIO
SULLA RIDUZIONE DEI POSTI LETTO
SULLE PRIORITÀ D’INTERVENTO

Una dolorosa lezione dell’emergenza è sul vuoto di presidi e di organizzazione diffusa della sanità sul territorio. Decenni di concentrazione dei servizi sanitari che ha privato la medicina di base degli strumenti di prossimità sanitaria indispensabili, ci hanno consegnato all’emergenza con la sola opzione dell’ospedalizzazione.

Il problema è che in parallelo all’impoverimento territoriale, di mandato in mandato amministrativo Regione Lombardia ha comunque ridotto i posti letto negli ospedali, con politiche di contenimento della spesa che non possono essere considerate estranee al troppo rapido esaurimento dei dispositivi di protezione individuale in dotazione e alle difficoltà di reperimento di nuove forniture.

 

ORGANICI COLPEVOLMENTE SOTTOSTIMATI

La testimonianza di tanti medici e infermieri in pensione che sono tornati in corsia per consentire ai colleghi in servizio di riprendere fiato nella fase più acuta dell’emergenza, è da sola un atto di accusa su organici colpevolmente sottostimati. I professionisti della sanità vivono da anni una condizione di sfruttamento e di ingiustizia sulla quale l’emergenza sta facendo da lente di ingrandimento.

La parola sindacato si traduce nell’espressione “insieme per la giustizia”. Il mondo della sanità ne ha straordinario bisogno per vigilare ed avere voce in capitolo nelle scelte di queste ore decisive per un sistema sanitario da rinnovare nel profondo.

 

Angela Cremaschini
segretario generale Cisl Fp Brescia