Furlan (Cisl): “L’industria del Nord ha posto questioni vere”
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Furlan (Cisl): “L’industria del Nord ha posto questioni vere”

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Pubblicato il 8 Aprile 2020

Credo che l’appello arrivato oggi dalle Confindustrie del Nord ponga questioni vere.

Ci vuole un incontro tra Governo e parti sociali per definire quando si riapre, come si riapre e chi riapre.

Abbiamo bisogno di far ripartire tutto il paese ma nella totale sicurezza per i lavoratori, per non disperdere i sacrifici fatti finora”.

 

La fase due per l’uscita dall’emergenza

Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl ha commentato con l’agenzia di stampa Adnkronos, l’appello degli industriali di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte affinché si eviti un prolungamento del lockdown.

Una richiesta che arriva a poche ore di distanza dalla lettera che i leader di Cgil, Cisl Uil hanno inviato al Governo per sollecitare una convocazione sulla fase due di uscita dall’emergenza Coronavirus.

 

Fase da gestire con il confronto e la partecipazione

Dobbiamo trovare tempi e modi per gestire tutti assieme questa fase così delicata. Mi pare peraltro che la lettera delle grandi associazioni industriali del Nord vada comunque in questo senso: non dicono facciamo da soli, ma che attraverso il confronto e la partecipazione vogliono gestire con i soggetti di rappresentanza istituzionale e le parti sociali, questo momento così delicato e importante”.

 

Dalla riapertura delle aziende la ripartenza del Paese,
non la ripartenza del Coronavirus

Ma il tema, prosegue la leader della Cisl, deve essere ”come si rende compatibile la riapertura delle attività con le garanzie di sicurezza per i lavoratori, indispensabile soprattutto per quelle zone del paese per le quali tutte le sere arrivano ancora bollettini di guerra. Bisogna assicurare che la riapertura delle aziende porti alla ripartenza del Paese, non alla ripartenza del Coronavirus. Non possiamo assolutamente vanificare il lavoro fatto finora: faremmo un errore tragico per tutto il paese”.

Per questo, prosegue, ha concluso Annamaria Furlan, ”dobbiamo capire come le aziende si sono attrezzate, capire quale possa essere l’esigibilità di tutti gli strumenti di sicurezza, e intendo i kit a disposizione per ogni lavoratore. In una parola quale sia il grado di applicazione del Protocollo firmato sulla sicurezza. Questo è fondamentale, diversamente diventa rischioso e non possiamo permetterci dei rischi”.