Sono 4.419 le imprese bresciane che possono continuare a produrre in base alla rimodulazione del Decreto del Governo definita nell’intesa con le organizzazioni sindacali; rappresentano l’11,4% di quelle lombarde (il 44,3% nel milanese, il 10,5% nella bergamasca). Nella sola la Lombardia – rileva uno studio della Cisl regionale – si concentra il 18,6% delle imprese italiane escluse dal blocco per il contenimento del Coronavirus.
Altre 3.000 premono per la deroga
“Ma in Prefettura – fa notare Alberto Pluda, segretario generale della Cisl provinciale – sono arrivate circa 3.000 richieste di deroga, imprese che non vogliono interrompere la produzione e che andrebbero ad aggiungersi alle altre 4.419. Il dato ci è stato fornito ieri durante l’ennesima videoconferenza con Palazzo Broletto. Purtroppo mentre noi abbiamo insistito per essere parte della valutazione che stabilirà la risposta da dare a queste 3.000 imprese, ci siamo sentiti rispondere dalla Prefettura che la valutazione sarà solo tecnica, e cioè se l’azienda rientra o meno nel codice Ateco, quello che individua i settori di produzione e di attività”.
Una valutazione solo tecnica?
“La nostra valutazione su questo modo di procedere – aggiunge il leader sindacale – è fortemente critica. Ieri la Prefettura non ha fornito il database delle aziende richiedenti. A questo punto, sulla base delle decisioni che verranno prese da Palazzo Broletto, concorderemo con le nostre Categorie la verifica più rigorosa del protocollo sulla sicurezza e sulla tutela della salute che sindacati, governo e imprenditori hanno sottoscritto il 15 marzo: di fronte a qualunque inosservanza faremo segnalazioni sia all’ATS che ai Carabinieri“.
“Da settimane – conclude Pluda – stiamo ripetendo che la tutela della vita viene prima del profitto, ed è la direttrice di impegno sulla quale continuiamo a muoverci“.