Scuola, la denatalità presenta il conto. E il Governo sbaglia mira
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Scuola, la denatalità presenta il conto. E il Governo sbaglia mira

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Pubblicato il 13 Aprile 2019

I due quotidiani bresciani danno rilievo questa mattina a due questioni diverse, ma comunque connesse, che invitano a più di una riflessione. Da una parte il Governo cancella il bonus infanzia (pensato per aiutare le mamme nel ritorno al lavoro dopo la maternità nell’ambito degli interventi a sostegno della famiglia e della natalità) dall’altra deve trovare risposte alla perdita di alunni nelle scuole primarie, con insegnanti che rischiano di restare senza lavoro anche per ruoli che non sono intercambiabili con i pensionamenti gonfiati dalla “Quota 100”.

 

QUASI 1.400 ALUNNI IN MENO ALLE ELEMENTARI DEL PROSSIMO ANNO

“Primarie, la denatalità svuota 1385 banchi”. E’il titolo dell’articolo di Bresciaoggi che è riuscito ad avere i dati delle iscrizioni alle elementari del prossimo anno scolastico. Ebbene, scrive il giornale, “ci saranno 1385 i banchi vuoti rispetto all’anno in corso, e le classi caleranno sensibilmente in città e provincia”. C’è il rischio concreto della perdita di posti di lavoro, ma anche di cattedre vuote per pensionamenti dagli effetti moltiplicati dalla Quota cento voluta dal Governo, e di disagi per le famiglie in ragione di accorpamenti di classi tra scuole più o meno vicine. Sulla questione pensionamenti Bresciaoggi ha sentito il parere di Anna Lazzaroni, della Segreteria provinciale di Cisl Scuola: “Siamo molto preoccupati perché ne erano previsti un centinaio in prima tranche, ma si sa che con Quota 100 se ne aggiungeranno molti altri”. Cosa succederà è difficile dirlo: al Ministero “parlano di un utilizzo del personale di potenziamento in cattedra – conclude la sindacalista – con conseguente deprivazione delle chiamate e dei ruoli assegnati”.

 

BONUS INFANZIA, UN TAGLIO SBAGLIATO

Il Giornale di Brescia dedica invece le pagine di apertura della cronaca al “bonus infanzia” cancellato dal Governo: erano 600 euro al mese, per un massimo di sei mesi, da utilizzare per pagare asilo nido o una babysitter, un’opportunità che nel Bresciano – si legge nell’articolo – negli ultimi cinque anni aveva aiutato 804 neomamme (a fronte di 1.132 domande presentate). “Non solo andrebbero mantenute le misure in essere, ma ne servirebbero altre – commenta severamente Maria Rosa Loda, componente della Segreteria della Cisl provinciale con delega a Sanità e Welfare – La crisi si fa sentire ancora e la natalità è bassa: aiutare chi con coraggio fa figli è indispensabile”.