L’unica misura messa in campo, aggiungono i sindacati, “è il taglio della rivalutazione” delle pensioni, che partirà dal primo aprile, e a cui si aggiungerà “un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi”.
La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece – proseguono Spi, Fnp e Uilp – finirà per riguardare “un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà”.
Inoltre, “nulla è stato previsto sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, e tanto meno su sanità, assistenza e non autosufficienza, che sono temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie e che necessiterebbero quindi di interventi e di risorse”.
Il governo, concludono Spi, Fnp e Uilp, si è mostrato “del tutto sordo alle rivendicazioni dei pensionati, accusati addirittura di essere degli avari per aver osato protestare a fine dicembre contro il taglio della rivalutazione”