Commercio, 6 italiani su 10 contrari alle aperture festive
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Commercio, 6 italiani su 10 contrari alle aperture festive

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Pubblicato il 30 Aprile 2018

Il 59% degli italiani è favorevole a introdurre una limitazione delle aperture delle attività commerciali almeno in occasione delle principali giornate di festa come Natale e Pasqua,  Capodanno, 25 aprile e Primo Maggio. È quanto emerge da un sondaggio condotto da SWG per Confesercenti. La battaglia di Fisascat Cisl e delle organizzazioni sindacali trova dunque adesioni inaspettate e rilancia la necessità che anche dai comportamenti concreti dei consumatori arrivino segnali forti. Come lo “sciopero degli acquisti” lanciato in occasione del 25 aprile, che si ripropone domani Primo Maggio e poi ancora il 2 giugno.

VENDITE DEL COMMERCIO FERME A LIVELLO DEL 2011

La liberalizzazione delle aperture delle attività commerciali introdotta nel 2012 aveva come obiettivo quello di dare impulso a consumi ed occupazione. Ad oggi però, un consumatore approfitta delle liberalizzazioni 10 giorni l’anno, sui circa 60 ‘in più’ resi disponibili dalla normativa. Lo spostamento dello shopping dai giorni feriali a quelli festivi non ha prodotto lo sperato aumento degli acquisti: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono ancora inferiori ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione.

L’EFFETTO SULL’OCCUPAZIONE E’ STATO NULLO

Anche l’effetto sull’occupazione è stato nullo: se è vero che nella grande distribuzione sono state assunte circa 30mila persone, il provvedimento è stata una catastrofe per i negozi indipendenti. Che, a partire dal fattore lavoro, non sono stati in grado di competere con le aperture 24 ore su 24, sette giorni su sette, praticate dalla grande distribuzione. E sono stati costretti a chiudere: secondo le stime di Confesercenti, dal 2012 ad oggi l’aumento di competizione innescato dalla deregulation ha portato alla cessazione di almeno 90mila piccoli negozi.

SOLO LA GRANDE DISTRIBUZIONE CI GUADAGNA

La deregulation è infatti riuscita solo nell’intento di spostare quote di mercato verso la grande distribuzione, l’unica in grado di stare aperta 365 giorni l’anno, contribuendo all’aumento dell’erosione di quote di mercato della gran parte dei piccoli esercizi. Il tutto in un contesto già messo sotto pressione dalla concorrenza del commercio online al retail tradizionale: tra il 2011 ed il 2017 il fatturato dell’ecommerce è infatti cresciuto di 3,7 miliardi. In media, i consumatori acquistano 5 volte l’anno via web.

Occorre dunque ripensare le aperture degli esercizi commerciali in base alle necessità reali dei territori, riportando la decisione alle amministrazioni locali.