Licenziamenti e manovre sul personale delle associazioni allevatori. Allarme della Fai Cisl
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Licenziamenti e manovre sul personale delle associazioni allevatori. Allarme della Fai Cisl

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Pubblicato il 18 Ottobre 2017

Sono 300 i posti di lavoro a rischio in Lombardia (un centinaio nel bresciano) per la crisi del sistema delle associazioni degli allevatori. “Una crisi esogena – spiega Oliviero Sora, segretario regionale della Fai CIsl – causata dal continuo taglio dei finanziamenti pubblici da parte prima del Ministero dell’Agricoltura e poi di Regione Lombardia, con l’Associazione Italiana Allevatori che approfitta delle presunte difficoltà economiche delle tre associazioni territoriali più grandi d’Italia (Brescia-Bergamo, Cremona e le provincie associate in Lombardia Ovest) per prenderne il controllo attraverso il commissariamento”.

Non è una bella storia quella che sta disperdendo il fiore all’occhiello per la sicurezza alimentare nazionale, il lavoro svolto dalle associazioni provinciali degli allevatori, era riconosciuto da tutti i Paesi europei. “Quali interessi stiano dietro l’operazione  – continua il sindacalista – lo scopriremo probabilmente solo quando sarà troppo tardi, perché ad essere messe sulla strada sono innumerevoli professionalità (ultime in ordine di tempo quelle dell’Apa di Mantova che ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 10 persone tra tecnici e controllori). Ora non ha più senso neppure lo spirito della Legge 30 del 1991 che affidava al sistema delle associazioni degli allevatori l’attività di controlli funzionali a servizio dei singoli allevatori e alla sicurezza dei consumatori finali”.

Chi farà i controlli sui capi di allevamento fino a ieri garantito (ed era più del 30% di tutto il volume di lavoro nazionale) dalle associazioni che oggi vengono di fatto messe in liquidazione? – chiede polemicamente la Fai Cisl Lombardia –  E se anche qualcuno si inventasse un surrogato del servizio originale, con quali garanzie tecnico professionali?“. Al momento l’unica certezza è la drastica diminuzione dei servizi che le associazioni provinciali davano agli allevatori, che non potrà che tradursi in una sicura diminuzione dei soci e di conseguenza delle entrate economiche.

Mentre si lascia carta bianca ai commissari dell’Aia nella gestione e vendita degli immobili di proprietà delle varie realtà territoriali, sono iniziate le grandi manovre per diminuire il carico della forza lavoro, “da un lato – spiega Sora – demansionando buona parte dei dipendenti, dall’altro facendo affidamenti di ramo d’azienda all’Aral, espressione regionale di Aia. In questo modo, però, tra pochissimo anche l’Aral andrà in crisi per un eccessivo carico di personale a cui non corrisponde un adeguato trasferimento di risorse economiche da parte di Aia”.

Della sicurezza alimentare che per mesi è stata parola d’ordine di ministri, assessori ed imprenditori agricoli ad Expo 2015 si sono già tutti dimenticati, lasciando senza futuro 300 lavoratori e milioni di cittadini nel dubbio sulla qualità di ciò che finirà sulle nostre tavole.