“Il mercato del lavoro vive ancora una situazione di “incertezza” e “tensione”, che non sembra potersi risolvere nel breve termine. “Piccoli segnali” di ripresa non risolvono una situazione occupazionale “difficile”, caratterizzata da “squilibri tra Nord e Sud e precarietà”, che non decolla nonostante il Jobs act. Lo squilibrio tra domanda e offerta peggiora la situazione, mancano politiche formative adeguate sia a livello scolastico che di riqualificazione”.
Il quotidiano on line ildiariodellavoro.it sintetizza in queste righe la ricerca su sindacato e corpi intermedi commissionata dalla Cisl all’Ipsos e presentata ieri ai delegati del Congresso nazionale in corso a Roma da Nando Pagnoncelli, amministratore delegato dell’istituto di ricerca.
Il 43% dei lavoratori intervistati teme che la propria situazione economica peggiorerà nei prossimi 12 mesi. Per quanto soddisfatti del proprio lavoro (68%, 58% tra i precari), è percepito come alto il rischio di perderlo entro 10 anni (38% tra i lavoratori a tempo indeterminato, 89% tra precari e tempo determinato). Nonostante la forte motivazione individuale nel perseguire la mission di tutela del lavoratore, il campione interpellato (1.200 tra lavoratori e iscritti Cisl) si sente sempre più stretto in una morsa generata dalla crisi permanente: da un lato lavoratori insoddisfatti, frustrati, arrabbiati, bisognosi di tutela; dall’altro aziende che dato il loro stato di crisi (vero o presunto) remano contro ogni forma di miglioramento contrattuale.
Il vissuto di incertezza è trasversale, a questo si aggiunge il senso di oppressione per le condizioni di lavoro sempre più pesanti in un contesto in cui le professioni si evolvono velocemente e si chiede reattività e flessibilità. I governi non hanno preso provvedimenti favorevoli ai lavoratori e le prospettive per il futuro, caratterizzate da bassi salari, precarietà e pensioni incerte, non sono motivanti.
Secondo lo studio, i giovani hanno interiorizzato l`incertezza. Di conseguenza, il loro approccio al mondo del lavoro è “disilluso” e “realista”: il lavoro è una conquista, il posto fisso non necessariamente un’opportunità (a volte una gabbia che limita la possibilità di giocare le proprie potenzialità su più tavoli). I giovani lavoratori svolgono nuove professioni mentre il sindacato, dal loro punto di vista, è legato a quelle tradizionali, pertanto viene percepita una distanza rispetto ad esso.
Per il sindacato diventa più che mai necessario ricalibrarsi sullo scenario attuale, soprattutto in termini di attività e immagine. Il sindacato, sottolinea la Cisl, deve accompagnare i giovani nei passaggi cruciali, dalla scuola al lavoro, nel cambio di lavoro, nella disoccupazione: lo pensa il 77% dei lavoratori (87% tra gli iscritti).
Riconvertire linguaggio e riferimenti, tendere a rappresentare tutti e non solo i garantiti sono gli altri obiettivi condivisi dai lavoratori (dal 70% in su). La frattura tra mondo dell`educazione e del lavoro porta i giovani a conoscere il sindacato solo attraverso l`immagine stereotipica a esso associata, ovvero come istituzione politicizzata e burocratizzata. Ne deriva un approccio strumentale allo stesso, interpellato solo in caso di necessità.
Per ovviare a tutto ciò, il sindacato dovrebbe entrare in connessione con i giovani durante il percorso scolastico, parlando il loro linguaggio, coinvolgendoli nelle sue attività, dando loro gli strumenti per accostarsi in modo efficace al lavoro.