I sindacati dei bancari minacciano unitariamente lo sciopero generale in risposta alle affermazioni del Presidente del Consiglio al Forum Ambrosetti. Intervenendo a Cernobbio all’annuale incontro economico internazionale, Matteo Renzi ha sostenuto che sarà inevitabile nei prossimi dieci anni affrontare la riduzione del numero degli addetti nel settore creditizio. Sono dichiarazioni estemporanee “che rischiano di destabilizzare l’intero settore”, scrivono in un comunicato unitario tutte le sigle sindacali dei lavoratori bancari.
Ma sono anche dichiarazioni contraddittorie – si legge nel comunicato Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Falcri Silcea – perché il Governo non può sostenere che la politica deve stare fuori da questi processi (e noi lo affermiamo da sempre) e poi arrivare ad imporre il numero delle filiali, delle banche, degli addetti.
Secondo i sindacati, prima di fare queste dichiarazioni, il premier “aveva l’obbligo di consultare le parti sociali (Abi e sindacati) per una valutazione di opportunità”.
Il sindacato del credito ha dato prova di grandi capacità elaborative, costruttive e concertative per la risoluzione dei problemi del settore. “Ciò è dimostrato da una contrattazione tra le parti che ha portato negli ultimi 10 anni ad esodi volontari tramite il Fondo di sostegno al reddito di circa 50 mila lavoratori e l’appoggio dato alle fusioni annunciate. A differenza delle affermazioni del premier attraverso il nostro Fondo per l’Occupazione, finanziato dai lavoratori, abbiamo creato, in questi ultimi 4 anni, oltre 12 mila posti di lavoro in più“.
“Se il presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali – conclude il comunicato – inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori”.