Scuola e precari: una legge scritta male (e applicata peggio) genera problemi
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Scuola e precari: una legge scritta male (e applicata peggio) genera problemi

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Pubblicato il 14 Febbraio 2016

aula scolasticaGrande preoccupazione per la totale assenza di confronto sull’annunciato bando del concorso per i precari della Scuola. I sindacati di categoria l’hanno resa pubblica con le iniziative unitarie di venerdì 12 febbraio. Questa mattina il quotidiano Bresciaoggi ritorna sulla questione pubblicando le valutazioni dei responsabili sindacali.

La denuncia è chiara: il Ministero affronta la scadenza del bando di concorso ignorando la realtà di un precariato al quale la legge 107, la cosiddetta “buona scuola”, non ha dato risposte.

LO STRUMENTO E’ GIUSTO MA DIVENTA INOPPORTUNO
SE NON SI CONSIDERA IL CONTESTO
Il concorso resta in linea di principio lo strumento principe da utilizzare per l’accesso al lavoro pubblico, ma quello in calendario rischia di rivelarsi inopportuno per i tempi e i modi con i quali viene gestito. Si interviene infatti su un precariato fatto di docenti in servizio da anni e spesso costretti a trasferirsi in altre regioni pur di avere un contratto. C’è il caso di insegnanti della scuola d’infanzia, vincitori di concorso o inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, ingiustamente estromessi dal piano nazionale di assunzioni, e di docenti a cui il Ministero ha negato la possibilità di conseguire abilitazioni.

CISL SCUOLA: TROPPA IMPROVVISAZIONE
“Il problema vero – ha dichiarato Luisa Treccani, segretario generale della Cisl Scuola provinciale – è l’improvvisazione. La legge è scritta male e la sua applicazione è da dilettanti allo sbaraglio: lo constatiamo sulle immissioni in ruolo e sulla partita della mobilità”.

DISCUTIAMO LE MODALITÀ DEL CONCORSO
Occorre dunque che il Governo si confronti con le organizzazioni sindacali e discuta le modalità di svolgimento delle prove concorsuali, rendendone alcune facoltative, procedendo a un giusto bilanciamento dei titoli, prevedendo un’articolazione delle assunzioni per giungere a una stabilizzazione delle aree di precariato residue.