Poco, troppo poco. Oppure il classico – e forse più incisivo – “la montagna ha partorito il topolino”. La montagna è Regione Lombardia, il topolino è l’accordo con Poste Italiane che ha comunicato di ridurre il programma di chiusure in Lombardia da 61 a 46 uffici (nel bresciano da 8 a 7, salvando solo quello di Magno di Gardone Val Trompia e confermando la fine degli uffici di Botticino Mattina, Brozzo, Castelletto di Leno, Cogno, Cogozzo, Mazzano e Provezze).
“Mi pare si possa parlare di fallimento della politica – ha dichiarato al Giornale di Brescia Giovanni Punzi, segretario provinciale del Sindacato lavoratori postali Cisl – che magari ha messo buona volontà nel provare a dialogare, ma non ha ottenuto nulla. Il piano di Poste Italiane è inesorabile, ma tanta decisione non coincide con l’avvedutezza delle scelte operate. I sette uffici che chiuderanno nel bresciano lasceranno scoperte comunità periferiche già prive di servizi e per questo ancora più bisognose del punto di riferimento rappresentato dalla posta. Più che un piano di rilancio sembra un piano di ritirata”.
Dal 2010 ad oggi – scrive il quotidiano di via Solferino – l’organico postale a servizio di Brescia e della nostra provincia si è ridotto di 258 unità, ha perso 160 zone di recapito su 814, ha visto la riduzione dei giorni d’apertura in 31 uffici (compresi quelli ormai prossimi), e la chiusura definitiva di altri 18.