Come si esce dalla crisi del sistema d’offerta e di gestione delle case popolari in Lombardia? Se diventasse legge la bozza predisposta dall’assessorato regionale alla casa, si rischierebbe un disastro, tutto a danno delle fasce sociali più svantaggiate e bisognose di un alloggio pubblico, mettendo inoltre in difficoltà i Comuni nella gestione locale dell’emergenza abitativa.
Cisl, Sicet, Fnp e Anolf della Lombardia lo scrivono in una lettera aperta pubblicata nei giorni scorsi su Avvenire, Corriere della Sera e Repubblica. “E’ evidente che qualcuno pensa che troppa povertà nell’utenza delle case popolari – scrivono i sindacati – riduce le entrate da canoni e minaccia l’equilibrio finanziario delle aziende, perciò bisogna scartarne una parte”.
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“Una scelta sbagliata – concludono i firmatari – da rivedere negli obiettivi e nei contenuti, tornando alla originaria missione di servizio verso le fasce sociali meno abbienti cui è destinata l’edilizia residenziale pubblica. Mettere quote d’accesso ai diritti, non può essere accettato come il nuovo modello dell’azione pubblica sulla casa. Con la cultura dello “scarto” non si affrontano i problemi sociali”.
La Cisl ha rivolto un appello ai Vescovi lombardi perché si incoraggi una riflessione che spinga la politica regionale ad una più giusta attenzione alle ragioni e ai doveri di un impegno di solidarietà e responsabilità verso le molte famiglie e persone in stato di bisogno.