Il Ministero dello Sviluppo ha convocato per lunedì 25 maggio una riunione sulla situazione di crisi del gruppo siderurgico Stefana. Gli oltre 600 lavoratori – che fanno capo alle due fabbriche di Nave, a quella di Ospitaletto e a quella di Montirone – sono senza lavoro dallo scorso dicembre mentre l’azienda ha presentato in Tribunale un piano di risanamento a sostegno della richiesta di ammissione al concordato preventivo in continuità.
Al tavolo ministeriale sono convocati il presidente del consiglio di amministrazione della Stefana S.p.A Giacomo Ghidini, le organizzazioni sindacali, il commissario giudiziale Valerio Galeri e il direttore generale di Arifl Lombardia Fulvio Matone, l’agenzia regionale per l’occupazione e le politiche per il lavoro.
La via del supporto istituzionale era stata sollecitata fin da gennaio dalla Fim Cisl bresciana ma allora assurdamente osteggiata dalla Fiom, che è il sindacato maggioritario in azienda. Tardivamente, a giochi praticamente fatti senza che i lavoratori abbiano potuto esprimersi sul futuro dell’azienda (che è anche il loro futuro), i metalmeccanici della Fiom si sono svegliati accodandosi alla reiterata richiesta della Fim Cisl.
La vertenza Stefana riparte dunque da Roma?