Poste, contro la chiusura degli uffici sit-in di protesta in tutta la regione (il 17 a Brescia)
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Poste, contro la chiusura degli uffici sit-in di protesta in tutta la regione (il 17 a Brescia)

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Pubblicato il 5 Marzo 2015

sit-in contro la chiusura degli uffici postali perifericiCominciano la prossima settimana in tutte le province della Lombardia i sit-in di protesta dei lavoratori postali di Cisl, Cgil, Failp, Confsal e Ugl. L’azione di protesta è stata decisa a sostegno della vertenza sulla carenza di organico e contro la chiusura dei 61 uffici in Lombardia.

Prima città a partire sarà Milano, l’11 marzo, poi il 13 Mantova, Cremona e Lodi, il  14 Monza, Lecco e Sondrio, il 16 sarà la volta di Pavia, Como, Varese e il 17 di Bergamo e Brescia.

Nel bresciano la riorganizzazione porterà alla chiusura di 8 uffici (Botticino Mattina, Brozzo, Castelletto di Leno, Cogno, Cogozzo, Magno di Gardone, Mazzano e Provezze) e 8 riduzioni di orario (Incudine, Maderno, Ono San Pietro, Ponte Caffaro, S. Martino della Battaglia, San Pancrazio, Prestine e Valvestino).

“L’ormai insostenibile carenza di personale – sottolinea il sindacato dei postali della Cisl – è tra le cause principali della chiusura degli uffici postali, una decisione non condivisibile in termini sociali, economici e occupazionali. Per questo apprezziamo la risoluzione contro il provvedimento di Poste approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Lombardia e invitiamo i rappresentanti delle istituzioni ad ogni livello a partecipare ai nostri sit-in la prossima settimana”.

Tutti i cittadini dei Comuni coinvolti dalle chiusure degli uffici subiranno forti disagi poiché il postino telematico tanto decantato da Poste, purtroppo non sostituirà lo sportello postale, dato che non offre tutte le stesse operatività. Fa specie riscontrare tanta insensibilità da parte aziendale e dal governo, azionista unico di Poste, anche di fronte all’invito del nuovo presidente della Repubblica, che ha raccomandato a tutti i parlamentari di assicurarsi di garantire i servizi ai più deboli. L’operazione intrapresa da Poste con la chiusura degli uffici va in tutt’altra direzione.

In Lombardia nei primi due mesi 2015 sono stati collocati in esodo circa 50 lavoratori delle Poste e per fine anno altri 250 circa lasceranno l’azienda, ma non verranno sostituiti. La stessa media di esodi è stata registrata negli anni scorsi. “Non è la strada per fare sviluppo e garantire occupazione. Certo non si licenzia nessuno, ma non possiamo accontentarci di questo”, conclude Flp Cisl Lombardia, auspicando che l’azienda accolga al più presto la richiesta del Consiglio regionale di avviare un confronto con sindacati, sindaci e associazioni interessate.