Con grande rilievo le pagine bresciane del Corriere della Sera affrontano oggi i temi del confronto aperto tra sindacati e imprenditori per la definizione di un “patto” a sostegno della produttività e dell’occupazione, fatto di impegni e non solo di buoni e vaghi propositi.
UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE
“Se ne parla da mesi – scrive il Corriere – ma ora il Patto per Brescia, quella «convenzione» […] che potrebbe segnare una svolta nella storia delle relazioni industriali bresciane (e non solo) ha finalmente una forma. E un contenuto. In totale tredici pagine che provano a immaginare il fare impresa (e sindacato) al tempo dell’economia globalizzata resa insicura dai microcicli congiunturali”. Un testo che ruota attorno a tre concetti chiave quali la flessibilità, la contrattazione decentrata e la formazione “che – continua il giornale – se trasformati in realtà, potrebbero avere la forza deflagrante di una vera e propria rivoluzione”.
TITOLI CONTRO
Accanto all’illustrazione dei nodi cruciali del “patto”, il Corriere pubblica poi due interviste, al segretario provinciale della Cisl e a quello della Cgil, efficacemente sintetizzate nei titoli: Galletti (Cgil): documento rigido e calato dall’alto, riapriamo la discussione; Torri (Cisl): strumento per coinvolgere di più i lavoratori in azienda.
L’INTERVISTA AL SEGRETARIO CISL
Siamo agli sgoccioli [dice Enzo Torri] e il Patto per Brescia potrebbe già essere sottoscritto prima della fine di luglio. Anche senza la Cgil?
Se i contenuti ci convincono lo firmeremo. Stiamo lavorando sui testi ma dopo mesi di incontri e confronti credo sia arrivato il momento di mettere alla prova le nostre convinzioni.
Nel concreto?
Favorire il coinvolgimento dei lavoratori nella definizione degli obiettivi aziendali, facendo la nostra parte per aumentare gli investimenti finalizzati alla creazione di una buona occupazione e chiedendo una ridistribuzione delle risorse.
Ma come si traducono questi principi nei contratto di secondo livello?
Il Patto è un modello di contrattazione, definisce le linee guida. Sarà ogni singola trattativa a definire concretamente quelli che saranno gli obiettivi validi per quella specifica realtà e potranno riguardare temi come la flessibilità o il salario variabile ma anche il welfare aziendale.
E dove non avete la maggioranza delle rappresentanze sindacali cosa succederà?
Si aprirà un confronto con i lavoratori che saranno liberi di aderire o meno alle proposte. Se non saranno d’accordo non si farà. L’importante è che possano scegliere.
Avete già in mente una prima azienda nella quale sperimentare l’accordo?
No, non c’è ancora.
Remore da parte degli imprenditori?
Non ho avuto notizie al riguardo. Agli imprenditori però chiediamo un impegno preciso: un confronto soprattutto in quelle aziende dove oggi non si fa e un cambio di mentalità. Per affrontare e superare la crisi non possono pensare di agire solo sulla forza lavoro. La via è quella di trovare le soluzioni migliori coinvolgendo i lavoratori.
È previsto un tempo di sperimentazione?
Nel testo in lavorazione no la scadenza è fissata per il 2015 ma è previsto l’impegno a valutare i risultati per poi decidere se continuare o farlo terminare.
Si rischia la spaccatura del sindacato?
Un anno fa Bonometti ci ha avanzato delle proposte e da gennaio abbiamo avuto una decina di incontri con Aib e tra di noi. Abbiamo modificato il testo tre o quattro volte e ci stiamo ancora lavorando. Se oggi qualcuno sceglie di non sottoscriverlo è perché ha deciso di chiamarsi fuori.
LE CITAZIONI A META’ DEL SEGRETARIO CGIL
Fin qui Il messaggio di Torri. Le argomentazioni della Cgil sono invece quelle ormai note: no alla contrattazione aziendale, no a incentivi salariali legati alla produttività, no alla flessibilità.
Ad un certo punto il Corriere osserva: La Cisl vuole chiudere prima della fine di luglio. Risponde Galletti: “Ricordo alla Cisl che lo stesso Bonanni ha ribadito che senza la Cgil non si va da nessuna parte”. Ovviamente Galletti menziona solo la parte che gli fa comodo dell’affermazione di Bonanni, che per intero suona così: “Così come la Camusso ha detto al suo congresso che senza la Cisl non si va da nessuna parte, così io dico che senza la Cgil non si va da nessuna parte!”.