E’ ancora la Fai Cisl, il sindacato dei lavoratori agricoli bresciani, a lanciare l’allarme sui voucher in agricoltura. Dopo l’intervista dello scorso 27 marzo rilasciata a Teletutto dal Segretario generale della Fai Cisl di Brescia Daniele Cavalleri [che è possibile rivedere nella sezione video del nostro sito], sull’argomento torna questa mattina il Giornale di Brescia.
La nuova disciplina che regola le attività accessorie e occasionali – scrive il quotidiano – introdotta a febbraio modificando in parte la riforma Fornero, preoccupa i sindacati del settore agricolo, quello che più di tutti fa ricorso ai voucher dell’Inps per la manodopera occasionale. Sotto accusa in particolare l’abolizione del vincolo orario del buono lavoro, che fino a poche settimane fa faceva corrispondere ad ogni 60 minuti di attività una paga di 10 euro lordi (7,50 per il lavoratore). «In questo modo – spiega Daniele Cavalleri, segretario generale della Fai Cisl di Brescia – si dà mandato all’azienda di decidere quale valore attribuire ad un’ora di lavoro, con il rischio, per esempio, di pagare con due soli buoni del valore complessivo di 20 euro un’intera giornata di lavoro». […] Nel 2011 nella provincia di Brescia, che detiene il primato lombardo, sono stati staccati più di 49.000 voucher su un totale di 96.490 buoni utilizzati a livello regionale.
«Il problema è che il buono lavoro non garantisce il contributo di disoccupazione, la malattia e nemmeno la copertura pensionistica», continua Cavalleri. Così come sono stati recentemente riformati, i buoni lavoro rischiano in sostanza di aggravare due problemi di cui l’agricoltura bresciana già soffre: l’utilizzo di manodopera sottopagata da parte di cooperative con pochi scrupoli che si avvalgono anche di stranieri e gli infortuni sul lavoro. «Per il terzo anno la provincia di Brescia detiene la maglia nera in Italia per gli infortuni e le morti sul lavoro nel settore agricolo» ricorda Cavalleri. A preannunciare un probabile incremento del ricorso ai voucher nei prossimi mesi da parte delle imprese agricole, bresciane comprese, anche una seconda novità introdotta dalla circolare n.4 del 2013. Il limite quantitativo dei voucher per ogni lavoratore non deve superare i 5.000 euro all’anno con riferimento alla totalità delle aziende in cui presta la sua attività e non più al singolo datore di lavoro. «Se prende piede l’utilizzo di questo strumento – sottolinea ancora Cavalleri – sarà sempre più difficile rinnovare i contratti agricoli provinciali e tutelare così la manodopera. Il risparmio per le aziende non può passare per il sacrificio dei lavoratori».