Il Vescovo Monari al Congresso Cisl: collaborare al bene comune
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Il Vescovo Monari al Congresso Cisl: collaborare al bene comune

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Pubblicato il 21 Marzo 2013

“Non siamo di fronte ad un declino inevitabile ma ad una trasformazione inevitabile. E in questa trasformazione il declino o il progresso dipendono da noi, dalle nostre scelte, dalla nostra capacità di imparare anche dagli errori, di immaginare linee di riforme nuove, di favorire la crescita delle persone puntando su più istruzione e più educazione”.

Lo ha detto il Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, salutando i 240 delegati di Brescia e della Valle Camonica-Sebino riuniti per il primo Congresso provinciale della Cisl.

Rifacendosi a più riprese alla relazione del Segretario generale Enzo Torri e al titolo del Congresso (Il futuro non si aspetta, si costruisce) il Vescovo ha sottolineato che “la sorgente del cambiamento è la persona, con la sua libertà: intelligente, creativa, ragionevole, responsabile, buona”; un ruolo insostituibile perché “il progresso si sviluppa solo grazie alle scelte creative delle persone e dalla disponibilità al sacrificio verso gli altri e verso il futuro”. E’ un percorso impegnativo dove non mancano insidie.

Come l’egoismo, sia individuale che collettivo, “il più insidioso, perché un gruppo può sentirsi solidale al proprio interno e non comprendere di essere chiuso nei confronti di chi non ne fa parte”. E poi la “miopia del senso comune”, un’attitudine purtroppo diffusa, che fa attenti “ai vantaggi immediati ma trascura i costi a lungo termine”. Mons. Monari ha ricordato come una serie prolungata di azioni errate produce effetti sulla percezione generale di ciò che è giusto o sbagliato: “Quando un comportamento diventa diffuso si tende ad accettarlo come lecito, anche se è antisociale. Così si censurano alcuni comportamenti perché codificati come antisociali ma si finisce per accettarne altri”, non diversi dai primi, perché sdoganati dai comportamenti diffusi.

Fare chiarezza e sgomberare il campo da questi rischi potrebbe essere un buon programma per tutti coloro che si impegnano nel sociale. E in questo la fede ha un contributo positivo da offrire, insegnando ad essere autocritici, capaci di perdono e di riconciliazione, finalizzando ogni cosa al bene comune.