“Voglio sottoporre ai suoi lettori un tema delicato e mi riferisco al contratto Fiat oggetto di discussioni dentro e fuori dai cancelli di via Volturno”. Comincia così un intervento che trova spazio questa mattina nella pagina delle “Lettere al direttore” del Giornale di Brescia. Un ragionamento che richiama chi in fabbrica fa del semplice populismo dimenticando che in questa fase di crisi economica il futuro del lavoro in Iveco ha bisogno di realismo e di responsabilità.
“Sono un lavoratore della Iveco di Brescia e un rappresentante sindacale della Fim-Cisl – scrive Gianmario Masserdotti di Castel Mella – e vorrei che si facesse un’analisi più approfondita non nel contenuto del contratto (…) ma cercando di comprendere il quadro economico che lo circonda. (…) È dal 2008 che i lavoratori per via dei cali produttivi non riescono a lavorare per un mese intero. Cerchiamo dunque di capire in che contesto viene firmato il contratto Fiat. (…) In fabbrica ho avuto modo di confrontarmi con i miei colleghi e a tutti ricordo che possiamo discutere all’infinito del contratto valutandolo positivamente o negativamente, ma dobbiamo sempre aver chiaro il quadro generale, se non comprendiamo la situazione in tutti i suoi aspetti corriamo il rischio di ragionare con la pancia e non con la testa”.
“È molto più facile oggi inseguire i populismi e la demagogia – continua la lettera – spesso la logica del tanto peggio tanto meglio viene usata abilmente da chi pensa che i lavoratori sono uno strumento utile alle lotte di principio, e non per le lotte politico sindacali, sottraendosi così dalle proprie responsabilità. Io ho la convinzione che non si può delegare in eterno la responsabilità ai tribunali chiedendogli di risolvere controversie sindacali perché ci si rifiuta di sottoscrivere i contratti, se si vogliono affrontare i problemi reali che lo si faccia ai tavoli negoziali, affrontando la Fiat nel merito”.
“La priorità di un sindacato responsabile – conclude il rappresentante sindacale Iveco della Fim-Cisl – è di salvaguardare i posti di lavoro esistenti, creando le condizioni necessarie per crearne di nuovi, ponendo fine a questa emorragia sociale. Nel nostro caso specifico ci attendono sfide molto importanti e abbiamo delle enormi responsabilità, il sito Iveco bresciano, è oramai l’ultimo grande polo industriale che resta sul nostro territorio. La nostra priorità oggi è quella di creare le condizioni necessarie perché si apra un tavolo negoziale con due punti essenziali. Il primo punto è garantire prospettive occupazionali, il secondo è quello di chiedere a Fiat un piano industriale serio e credibile di rilancio del sito bresciano. Questo però è compito del sindacato e non della magistratura, dunque queste tappe importanti e vitali per noi si possono raggiungere solo con un sindacato pragmatico che sappia guardare il quadro in tutti i suoi aspetti, non lo si può fare inseguendo populismi demagogici”.