Rottura delle trattative sul piano di riorganizzazione nel Gruppo Ubi Banca. I sindacati preparano le assemblee dei lavoratori per valutare possibili azioni di mobilitazione contro l’azienda.
Nel comunicato congiunto (leggi il testo integrale), Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil, Ugl, Dircredito e Sinfub affermano che «non ci sono più margini di trattativa» e che dunque «è impossibile la discussione con l’azienda» che resta ferma sull’intenzione di ridurre il costo del personale di 115 milioni, il che equivale a 1.578 esuberi, senza considerare alcuno dei percorsi alternativi proposti dalle sigle sindacali.
L’ASSOCIAZIONE DEGLI AZIONISTI DA RAGIONE AI SINDACATI
La rottura delle trattative dei sindacati con Ubi Banca è condivisibile – scrive in una nota Giorgio Jannone, presidente associazione azionisti – per diverse motivazioni:
1. risulta evidente dai dati della semestrale 2012 che i dipendenti Ubi hanno un costo per il personale nettamente inferiore a quello medio del sistema bancario, mentre garantiscono le migliori performance in assoluto in Italia in termini di raccolta e di impieghi;
2. le consulenze esterne risultano del tutto sproporzionate rispetto alla medesima voce di costo delle altre banche italiane, ed è proprio dalla riduzione delle consulenze, dei favoritismi e degli sprechi che bisogna puntare, non certo a dolorosi e immeritati tagli del personale;
3. i bilanci delle società del Gruppo, con particolare riferimento a Ubi Leasing, attestano perdite dovute ad operazioni particolarmente censurabili, che sono al vaglio delle autorità di vigilanza.
In un contesto tanto complesso quanto inquietante non possono e non devono essere i dipendenti gli unici a pagare il conto di una gestione che tra l’altro trova nel numero degli amministratori e nei compensi attribuiti un’ulteriore motivazione alla necessità di cambiamento.