Un nuovo agire sociale per arrestare il declino della Lombardia
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Un nuovo agire sociale per arrestare il declino della Lombardia

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Pubblicato il 10 Marzo 2012

“Un nuovo agire sociale per arrestare il declino della Lombardia” è il titolo dell’appello lanciato dalla Cisl Lombardia con una lettera all’associazionismo regionale, al mondo delle imprese, del volontariato e dell’economia. “Le difficoltà della politica interrogano profondamente il sociale – si legge in un passaggio chiave dell’appello – lo chiamano ad una rinnovata responsabilità: se però non si assume la sfida per il superamento di vecchie divisioni e particolarismi, le forze sociali non potranno dirsi migliori di quella politica che giustamente oggi criticano. Ribaltare gli schemi del sociale organizzato libererebbe le energie indispensabili ad arrestare il declino lombardo, avviando una primavera non solo meteorologica ma anche una primavera delle relazioni che alimentano la convivenza civile”. Di seguito, il testo integrale del documento.

UN NUOVO AGIRE SOCIALE
PER ARRESTARE IL DECLINO DELLA LOMBARDIA

Appello della Cisl Lombardia per una primavera delle relazioni sociali

La nostra regione vede sommarsi alla crisi economica e alle sue pesanti ricadute sociali un’oggettiva crisi politica delle istituzioni regionali e progettuale di grande complessità e preoccupazione.

Gli enormi sforzi compiuti fino ad oggi, segnati da intese istituzionali importanti e per molti aspetti innovative, hanno bisogno d’essere rigenerati attraverso un nuovo protagonismo delle forze sociali, chiamate a ripensare alleanze e strategie.

Molti segnali attorno a noi depongono a favore della tesi del declino della Lombardia, sintomi di un malessere al quale noi non ci rassegniamo e che vogliamo contrastare facendo appello alla molteplicità dei mondi vitali – lavoro, impresa, volontariato, economia – che abitano i nostri territori. Il contatto con la realtà di ogni giorno conferma che è la rete dei corpi sociali intermedi a farsi carico concretamente delle domande di una grande moltitudine di persone; sono famiglie, giovani, lavoratori, pensionati che chiedono non solo aiuto ma anche qualcuno con cui condividere una speranza.

Sono istanze queste che il ceto politico non sembra più in grado di leggere. La battaglia sulla riduzione dei costi della politica e degli impieghi delle risorse a disposizione del suo funzionamento è stata l’ultima delle occasioni perdute per riagganciare la realtà. A queste si aggiungono le troppe ombre che continuano ad addensare il sistema istituzionale.

Ma noi abbiamo disperatamente bisogno di buona politica, di una politica di servizio che abbia a cuore l’interesse generale e il bene comune. La Lombardia non deve arrendersi ad una realtà inquinata di politica ed economia che rischia di pregiudicare il suo futuro. Il suo vuoto e la sua difficoltà interroga profondamente il sociale, lo chiama ad una rinnovata responsabilità: se però non si assume la sfida per il superamento di vecchie divisioni e particolarismi, le forze sociali non potranno dirsi migliori di quella politica che giustamente oggi criticano.

Ribaltare gli schemi del sociale organizzato libererebbe le energie indispensabili ad arrestare il declino lombardo, avviando una primavera non solo meteorologica ma anche una primavera delle relazioni che alimentano la convivenza civile. Siamo chiamati a costruire legami, a misurarci su una visione, a condividere una prospettiva di futuro.

Da qui discende un’economia rinnovata, una politica all’altezza della sfida democratica, uno stato sociale rispettoso della dignità di ogni persona. Non possiamo permettere che la Lombardia nei prossimi anni resti prigioniera delle troppe debolezze. Facciamo appello a tutte le forze sociali ed economiche perché ci si confronti sui nodi di questa stagione, affinché si costruisca un percorso virtuoso e coerente con gli obiettivi che insieme condividiamo.