Gli emendamenti parlamentari, in particolare quelli su pensione e casa, attenuano gli effetti negativi. Sono un segnale nella direzione dell’equità ma non sono sufficienti a cambiare il giudizio sostanziale sulla manovra.
Raffaele Bonanni, nel suo intervento di apertura del Consiglio Generale della Cisl, ha sottolineato dunque che “le ragioni dello sciopero restano tutte”, anche perché “continua a mancare la concertazione”.
Ricorda Bonanni: “Ci hanno convocato nelle due domeniche scorse solo perché abbiamo protestato con forza. Ci hanno detto che il fisco e la previdenza non sono materia sindacale”. Ora il premier Monti ha garantito che dopo la manovra si confronterà con noi non solo sul mercato del lavoro, come aveva affermato”.
In realtà, rileva il leader della Cisl, più che il premier Monti a non volere la concertazione è una parte consistente della politica: quella che ne teorizza la fine; e quella che l’ha sconsigliata in questa fase perché teme una frattura nel mondo sindacale che potrebbe riverberarsi sui partiti.
Ma, osserva ancora Bonanni, “anche in vista di future, probabili manovre chi farà filtro con le persone, se non i sindacati che sono gli unici a parlare lo stesso linguaggio da Nord a Sud e nelle diverse categorie?”.
L’errore d’origine del nuovo Governo, ha sottolineato il numero uno di Via Po, è stato non certo quello di portare a Palazzo Chigi una persona autorevole come Mario Monti; ma quello di formare una squadra di soli tecnici, lasciando fuori i politici che hanno un collegamento diretto con il Paese e l’esperienza necessaria per sostenere le scelte più difficili.
Aggiunge Bonanni: “Non si possono affidare le soluzioni ad apprendisti stregoni che vogliono mettere in pratica le loro teorie”. E per indorare la pillola viene riproposto il salario minimo garantito: una ipotesi che ingolosisce qualcuno anche nel sindacato, ma che la Cisl respinge perché da sempre contraria all’assistenza.
Quanto al merito della manovra, nonostante le modifiche, la sostanza non cambia: “Le tasse vengono caricate sul ceto medio questo comporterà un’ulteriore contrazione dei consumi, avrà un effetto recessivo e temo, come dice qualcuno, che dovremo addirittura fare un’altra manovra per correggere il mezzo punto recessivo che determinerà in più oltre al mezzo punto già previsto”.
Insomma, la battaglia del sindacato resta in campo. Sia pure con le differenze di strategia con una Cgil, che risente ancora del forte radicalismo della Fiom e di una certa sinistra politica. Bonanni avverte: “La Cisl non sacrificherà la linea dell’autonomia e del confronto e considera lo sciopero un’arma estrema a fronte del rifiuto della concertazione”.
Comunque proseguiranno i presidi unitari sino all’approvazione in Senato, prevista il 23 dicembre, e andrà anche oltre. Il 24 dicembre Bonanni, Camusso e Angeletti saranno in Piazza Montecitorio, dove sarà allestito un albero di Natale addobbato da fogli con tutte le vicissitudini del sociale italiano. (conquistedellavoro.it)