Il quotidiano Bresciaggi pubblica questa mattina uno “Speciale Scuola” con articoli, interviste e commenti sulla realtà scolastica della nostra provincia. Tra i punti di vista raccolti dal giornale c’è anche quello della Cisl Scuola di Brescia.
L’ARTICOLO DI BRESCIAOGGI
Alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico alza la guardia la Cisl Scuola di Brescia, attenta all’evoluzione delle problematiche del comparto in un momento particolarmente delicato. Oltre che con i problemi annosi, la scuola deve confrontarsi con le problematiche di stretta attualità.
«Ci sono parecchie situazioni sulle quali stiamo concentrando la nostra attenzione – conferma il segretario generale della Cisl Scuola di Brescia di Brescia, Enrico Franceschini -. A livello di attualità c’è parecchio da riflettere sui nuovi percorsi di formazione per il personale docente che riguardano sia chi è in possesso del titolo per l’insegnamento e dovrà frequentare i corsi di formazione, sia chi non è abilitato e dovrà ottenere l’abilitazione. La prima preoccupazione è che i corsi non saranno aperti a tutti, ma ci sarà un numero chiuso fissato dal ministero in relazione al fabbisogno di docenti».
La questione sottolineata da Franceschini riguarda circa 200.000 docenti abilitati – inseriti nelle graduatorie – e circa 300.000 non abilitati per i quali si potrebbe aprire uno spiraglio per accedere alle prove selettive che, come ha precisato Franceschini, «non saranno per tutti».
Il numero degli eletti potrebbe dipendere dal fabbisogno regionale e, nelle regioni già coperte, c’è il rischio che i corsi neppure partano.
«Per chi è già inserito nelle graduatorie a esaurimento c’è qualche speranza, prima o poi, di entrare in ruolo, ma per gli altri il futuro è davvero nebuloso. È per questo che non abbassiamo la guardia e cerchiamo di essere molto attenti ad ogni evoluzione».
Un altro problema riguarda il nuovo dimensionamento della rete scolastica: «Le ultime regole sono state dettate dalla manovra di luglio – precisa Franceschini -. Perché la scuola funzioni autonomamente servono almeno 1000 studenti iscritti. Temiamo che, per la logica del risparmio, si creino mega istituti comprensivi, soprattutto nei paesi più grossi della provincia, con numerosi plessi sparsi sul territorio. Se la partita sarà gestita dagli enti locali e dalla Regione c’è il pericolo che il sindacato venga tagliato fuori, come ci sono rischi di ripercussioni sulla qualità dell’istruzione e sugli organici».
Infine la complessa questione della professionalità e del merito degli insegnanti: «Il problema è come creare un sistema di merito che non sia legato solo all’anzianità di servizio – conclude Franceschini -. Noi siamo per la contrattazione, ma il contratto di lavoro attuale è stato prorogato fino al 2015 e fino ad allora non se ne parlerà. Ci teniamo però ad elaborare una nostra proposta per non perdere il tempo che ci rimane per arrivare alla scadenza fissata dal governo».