Sembra la battaglia di Davide contro Golia. Eppure sta registrando un interesse sempre più diffuso e adesioni sempre più numerose. Stiamo parlando della raccolta di firme a sostegno della proposta di liberalizzazione del mercato della benzina (che il 14 giugno è arrivata in Senato) oggi ostaggio dei petrolieri e con un sistema fiscale che contribuisce alla corsa al rialzo del prezzo alla pompa. Che sia un argomento sentito lo si è visto anche ieri nelle poche ore in cui i promotori di “Libera la benzina” – Faib Confesercenti e Fegica Cisl – hanno potuto allestire un punto di raccolta firme alla confluenza di Corso Palestro con Corso Zanardelli (ad oggi sono già 5.000 i bresciani che hanno firmato a favore di questa proposta). “Se le nostre proposte dovesse divenire legge – spiegano ieri gli attivisti della campagna – il prezzo di carburante si abbasserebbe di 6 centesimi al litro, il doppio della differenza che divide l’Italia dall’Europa, un risparmio a famiglia medio di circa 415 euro”. Attualmente circa il 60% dei 25.000 impianti presenti sul territorio nazionale è di proprietà delle aziende che vendono il petrolio, ma il 92% dei gestori deve rifornirsi, per legge, da un solo petroliere. “Libera la benzina” prevede la separazione tra petroliere e rivenditore finale, restituendo ai 23.000 distributori la possibilità di scegliere liberamente da chi rifornirsi in base ai prezzi più competitivi.
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5000 bresciani hanno firmato per liberalizzare il mercato delle benzine
< 1 min per leggere questo articoloPubblicato il 17 Giugno 2011