Emergenza casa. A Brescia è dramma per i ceti poveri
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Emergenza casa. A Brescia è dramma per i ceti poveri

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Pubblicato il 9 Febbraio 2009

Si impennano gli sfratti per morosità, il Fondo affitti è insufficiente, la casa diventa un lusso. Non è delle più confortanti la fotografia del “pianeta casa” che emerge dal sesto congresso provinciale del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl. Che la casa sia una voce decisiva nei bilanci familiari, lo confermano i dati Istat: in Lombardia il costo dell’abitazione calcolato fra i capitoli di spesa delle famiglie è passato dal 20 per cento del 1994 al 28 per cento del 2004, superiore alle voci per consumi alimentari e utenze. “L’effetto è ancora più dirompente e drammatico per i ceti meno abbienti, in tempi come questi di crisi economica”, avverte il segretario Sicet Brescia, Fabrizio Esposito. “Una situazione difficile che tocchiamo con mano ogni giorno, allo sportello, con i numerosi inquilini che si rivolgono a noi per un aiuto – dice -. Spesso, disponendo di strumenti normativi depotenziati, non ci resta che indirizzarli ai Servizi sociali”. Una mancata risposta politico-istituzionale sull’emergenza casa e la scarsità di strumenti operativi a disposizione sono i nodi critici sollevati dal Sicet. Per l’edilizia pubblica, il sindacato mette in guardia sulla scarsità di risorse stanziate e sul rischio, alla luce del nuovo Piano casa del Governo, di puntare su forme di cofinanziamento pubblico-privato, come i project financing, per realizzare case a canone moderato più remunerative rispetto al canone sociale, trascurando le esigenze delle famiglie a rischio di esclusione sociale. “Nella graduatoria 2008 per le assegnazioni del Comune di Brescia, le domande per il canone sociale sono state 2.707, mentre solo 107 per il canone moderato”, dicono. Riguardo agli affitti privati, a fare da spartiacque è stata la legge 431 del 1998, “che ha liberalizzato in modo brusco e “selvaggio” il mercato privato rispetto alla normativa vincolistica preesistente, cosa che ha comportato un’esplosione incontrollata dei prezzi di affitti e compravendite, con pesanti effetti collaterali di tipo sociale, fra cui l’impennata di sfratti per morosità”.

Dai dati del ministero dell’Interno risulta che dal 2001 al 2007 gli sfratti per morosità sono cresciuti del 26 per cento, a fronte di una sostanziale stabilità degli sfratti per finita locazione e per necessità del proprietario. A Brescia e provincia, su 1.128 sfratti emessi nel 2007, mille – il 90 per cento – erano per morosità (289 in città e 713 in provincia). “Per il momento il nostro territorio sta “tenendo”, l’impatto non è così deflagrante come in altre città – ad esempio Verona -, grazie al buon funzionamento delle reti sociali come associazioni e realtà no profit che riescono a trovare risposte per chi rimane senza casa, coordinandosi con i servizi sociali – spiega Esposito -. Ma se si continua così, in piena crisi economica non sappiamo quanto potrà reggere il sistema. Il timore che qualcuno si trovi costretto a vivere per strada non è così remoto”. Il Fondo sostegno affitti, d’altra parte, non può essere utilizzato per arginare una dinamica generalizzata fuori controllo – avvertono i sindacati -, e non può nemmeno dare risposte esaustive, visto che dopo i tagli riesce a coprire solo il 25-50 per cento del contributo previsto. “Il vero problema – dice il segretario – sta nella necessità di contenere l’incidenza dei canoni di locazione privati, tenendo conto della reale capacità di spesa delle famiglie. È necessaria una riforma della legge 431 sulle locazioni, per introdurre una contrattazione collettiva con i sindacati che aiuti a trovare un punto di equilibrio a seconda delle dinamiche sociali”.

Lisa Cesco (www.bresciaoggi.it)