Questa riforma fa vincere tutti
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Questa riforma fa vincere tutti

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Pubblicato il 28 Agosto 2007

L’amico iscritto ci scuserà se, con la canicola che incalza, gli spediamo un giornale di materia fuor di dubbio ostica anziché lasciarlo a letture più amene. Ma il protocollo fi rmato il 23 luglio fra il Governo e le parti sociali tocca tali e tanti punti da riguardare da vicino tutti noi, giovani, anziani, pensionati,apprendisti e veterani, lavoratori stabili e lavoratori atipici, e non solo per oggi ma per molti anni a venire. Ben oltre, insomma, il superamento del famigerato scalone. La Cisl, che di tale accordo è stata fra i protagonisti, lo giudica un accordo di grande respiro, tale da porre le basi per un nuovo stato sociale in equilibrio con le risorse disponibili.

Altre forze, di ogni colore, avanzano invece riserve, dubbi e perplessità, ora da destra ora da sinistra, tali da presagire per il protocollo d’intesa, che resterà un esercizio di pie intenzioni se non sarà convertito in legge, un cammino disseminato di trabocchetti e capovolgimenti di fronte. Ovvero, quando lo avremo letto e studiato per bene, rischieremo di trovarci con un pugno di mosche. Ed è proprio da qui che vogliamo partire, ragionando di risultati e prospettive col segretario generale della Cisl di Brescia Renato Zaltieri. Al quale abbiamo rivolto qualche domanda.

Segretario, Bismark diceva che i trattati sono “chiffon de papier”, pezzi di carta. Non è che valga anche per i protocolli? In fin dei conti, Epifani, il leader della Cgil, ha firmato… mantenendo riserve

“…Clausola che, ad essere sincero, non ho ancora ben capito cosa signifi chi. Forse è un nuovo modo per dire: firmo, ma mi tengo le mani libere.

A complicare il quadro, le riserve da sinistra. Una sinistra che, come parte della maggioranza, in un certo senso ha firmato.

“Qui siamo, addirittura, all’invasione di campo: la Politica vorrebbe insegnarci a fare sindacato. Se un accordo va bene ai nostri iscritti, che fino a prova contraria sono operai, impiegati, pensionati giovani precari eccetera, non si vede perché non vada bene a Diliberto o a Mussi. È come accusarci di non saper tutelare i nostri iscritti”.

Con questo crocicchio di “riserve”, tuttavia, rischia di cadere il Governo rischia di cadere prima che il Parlamento converta in legge il protocollo.

“Il che sarebbe una sciagura. Ribadisco: la politica si sta intromettendo nel sindacato.

Peggio: sta giocando sulla nostra pelle una partita che coi problemi della gente non c’entra assolutamente nulla”.

Quale sarebbe la prima conseguenza di una crisi dell’esecutivo?

“Che dal primo gennaio scatterebbe la Legge Maroni, e via con lo scalone. Più ancora, tutte le conquiste che sono illustrate in questo numero speciale di Brescia Cisl resterebbero lettera morta. Chiffon de papier, appunto”.

Quindi?

“Quindi ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Noi della Cisl lo abbiamo fatto, e senza riserve. Ma se la nave non andrà in porto, sarà bene sapere chi dovremo ringraziare”.

Torniamo ai Sindacati. Che segnale lancia, la Cgil, avanzando le sue riserve?

“All’interno della Cgil la discussione è molto forte, e il vero nodo è sulla contrattazione decentrata. Per molti di loro è una specie di eresia. Evidentemente pesano certi retaggi culturali”.

Mentre per voi rappresenta un traguardo.

“Parto da un esempio che ci tocca da vicino: qui a Brescia i salari sono medio-bassi, tra i più bassi della Lombardia, mentre il costo della vita è medio-alto. Di contro, nella fase attuale, i lavoratori coinvolti nella trattativa di secondo livello sono decisamente pochi.

I più, dispersi in un tessuto di piccole e medie imprese, sono costretti ad affi darsi al paternalismo padronale. Se vogliamo uscire da questo stallo, è proprio sulla trattativa territoriale che dobbiamo fare leva”.

Cosa vorrebbe dire agli imprenditori bresciani?

“Quel che direi a tutti gli imprenditori: di non guardare sempre e solo a quanto entra nelle loro tasche, ma di guardare i provvedimenti anche in funzione del valore sociale che questi rappresentano”.

Sì, ma ai bresciani in particolare?

“Aggiungerei di mettere la produttività al centro delle relazioni industriali e aprire la contrattazione al livello decentrato, dove il miglioramento della produttività può essere distribuito e dove si realizza la partecipazione dei lavoratori a vantaggio loro e dell’impresa”.

Il Protocollo, in un certo senso, avvia il motore del decentramento. Vi sono molti altri aspetti di quel documento da considerare con favore. Alle pensioni più povere, ad esempio, arriva una boccata d’ossigeno.

“La Cisl considera da anni una priorità la rivalutazione delle pensioni. Anche qui voglio giocare in casa. A Brescia l’Inps eroga 339.614 pensioni. Quelle sotto i 500 euro sono il 49,4 per cento. Le percentuali spesso sono un po’ aride, se non vengono tradotte in esseri umani. Ci provo: se l’aritmetica mi assiste, il 49,4 per cento di 339.614 fa 167.769 persone che, se non hanno qualche risparmio da parte o se non vincono al totocalcio, sono condannate alla fame.

Più in generale, viene rivalutato l’intero sistema pensionistico.

“Sì, e con una premessa importante: la logica non è assistenziale (all’assistenza sono dedicate apposite voci) perché il criterio dell’aumento è quello dei contributi versati. Il che, tra l’altro, spiega la distinzione fra lavoratori dipendenti e autonomi”.

Le pensioni, però, sono ferme dal 1993, con una perdita del potere d’acquisto che si è stimata del 30 per cento.

“Ci arrivo. L’accordo prevede infatti molti interventi importanti a partire dalla perequazione dal 90 al 100 per cento rispetto all’inflazione per le pensioni da tre a cinque volte il minimo e un tavolo confronto con il Governo per la rivalutazione, in occasione delle leggi finanziarie, che tenga conto dell’andamento dell’economia. Anche i pensionati, in sostanza, si agganciano alla ricchezza del Paese. Li considero risultati di assoluto rispetto”. Per le pensioni di basso importo è prevista, per l’anno in corso, l’erogazione di una somma una tantum il cui importo è legato all’anzianità contributiva differenziata tra dipendenti ed autonomi.

Così come, a partire dal 2008, queste pensioni verranno aumentate utilizzando gli stessi criteri dell’anzianità contributiva, differenziata tra lavoratori e dipendenti autonomi.

Dalle pensioni ai salari. Migliorano anche quelli?

“Senza dubbio. Abbiamo creato i presupposti per migliorarli con lo sviluppo della contrattazione integrativa su fl essibilità del lavoro e sugli incrementi di produttività.

Abbiamo coniugato competitività ed equità sociale. La decontribuzione (da tre a cinque punti percentuali) e la detassazione dei premi di risultato sono fattori legati alla performance dell’impresa. Così come la cancellazione della sovracontribuzione del lavoro straordinario, fatta salva ovviamentela retribuzione maggiorata”.

Il tema dello straordinario somiglia molto a una patata bollente.

“In parte è vero. E proprio per questo voglio precisare che il ricorso allo straordinario per fronteggiare le punte produttive non è alternativo all’occupazione, è una fl essibilità che aiuta la competitività aziendale, ed è vantaggiosa sul piano salariale per i lavoratori.

Per noi il vincolo resta la contrattazione”.

Questo pacchetto piace anche agli industriali.

È una colpa?

“Per qualcuno sì, per noi no. Sarebbe quanto meno curioso che si chiamassero gli industriali alla trattativa, si chiedesse anche la loro fi rma, e non si concedesse qualcosa…”.

Non abbiamo ancora parlato dei giovani.

Vi si accusa di tutelare solo chi è già tutelato, e di far pagare proprio ai precari il conto del protocollo.

“Questa, mi scusi il linguaggio franco, è una di quelle fesserie che a forza di circolare rischiano di diventare luoghi comuni.

Chi le alimenta, o parla a vanvera, o mira soltanto a screditare il sindacato, e quindi è in malafede. Chi avrà la pazienza di sfogliare questo giornale, e leggere il testo dell’accordo, troverà una serie davvero rilevante di provvedimenti a vantaggio dei giovani”.

Anche in campo previdenziale? Il dramma delle nuove generazioni è che versano pochi contributi con lavori a singhiozzo.

Il rischio è quello di una pensione ridicola.

“Il rischio “era” di trovarsi come dice lei. Perché proprio la centralità della condizione previdenziale dei giovani è stato il punto fermo della Cisl. Cito solo la copertura previdenziale figurativa e la totalizzazione dei versamenti contributivi, che oggi si disperdono in mille rivoli. Potrei continuare, ma temo che lo spazio sia tiranno…”.

Lo temo anch’io. Anche perché dobbiamo, a questo punto, tentare un giudizio complessivo sull’accordo.

“Il nostro giudizio, decisamente positivo, non può che fare riferimento al confronto con la piattaforma sindacale unitaria di febbraio, alle sue priorità, alle nostre sottolineature nella sua impostazione e lettura, esplicitate anche nella riunione unitaria dei delegati svoltasi alla camera di Commercio di Brescia dello scorso 15 marzo con una relazione introduttiva di Dino Greco, all’epoca segretario generale della Camera del Lavoro, alle condizioni politiche in cui si è sviluppato il negoziato di concertazione”.

Concertazione… sembrava una parola un po’ in disuso.

“Invece è tornata attuale. Mi è sembrato di tornare al protocollo Ciampi del 23 luglio (guarda caso, la stessa data) 1993. Dopo quattordici anni la concertazione rivive, acquisendo a lavoratori e pensionati una quantità rilevante di risorse, oltretutto senza termini di scambio”.

Che signifi ca?

“Che una volta tanto riceviamo senza che in cambio ci vengano chiesti sacrifici”.

Concludiamo con settembre, quando si apriranno le consultazioni coi lavoratori.

“La fermo subito. In settembre potrebbe esserci una grande consultazione unitaria se si verifi cassero le condizioni politiche. La premessa, in altri termini, è un documento unitario concordato per un sì o per un no sull’accordo complessivo del 23 luglio, così come si fece con la riforma Dini nel 1995”.

Senza riserve?

“Senza riserve. Ma, viste le condizioni che si sono determinate, a seguito del documento approvato dall’assemblea dei delegati della Cgil bresciana, ciò sarà particolarmente diffi cile, se non impossibile.

Al segretario generale della Cgil bresciana, Marco Fenaroli, vorrei dire che anche con questo accordo restano problemi aperti, che però vanno affrontati senza vecchie pregiudiziali ideologiche, ma facendo vivere i primi risultati di questa trattativa”.

Quindi cosa farete?

“Per conoscere il da farsi attendiamo comunque di conoscere la decisione che assumeranno i tre comitati esecutivi unitari nella prevista riunione di settembre. Del resto, a quei politici, e ce ne sono, che ci spiegano che l’intesa dev’essere votata dai lavoratori, rispondiamo di preoccuparsi delle cose che devono fare loro, perché quello che dobbiamo fare noi, Cisl, nel rapporto con i nostri

iscritti, e con il resto dei lavoratori e dei pensionati, lo sappiamo bene. C’è posto per una piccola aggiunta?”

Se è piccola, aggiunga.

“Buone vacanze a tutti i nostri amici iscritti. Riposiamoci un po’. A settembre ci sarà molto da fare”.

Questa intervista apre il numero speciale di BresciaCisl sull’accordo del 23 luglio (scarica il PDF).