La finanziaria 2007 ha anticipato al 1° gennaio l’avvio (previsto dal precedente Governo per il 2008) della previdenza integrativa. Sono state introdotte sostanziali novità in materia di destinazione del trattamento di fine rapporto e di disciplina della previdenza complementare. L’articolo 84, comma 2° del disegno di legge finanziaria approvata nelle scorse settimane prevede l’istituzione, di un “fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’art. 2120 del codice civile”, gestito dall’Inps tramite un apposito conto aperto presso la tesoreria dello Stato. Il comma 3 del medesimo articolo stabilisce che, con effetto sui periodi di paga decorrenti dal 1° gennaio 2007, il fondo venga alimenentato mediante la destinazione di un contributo pari al 50% della quota di Tfr annua (retribuzione lorda non destinata alle forme pensionistiche complementari, al netto del contributo di solidarietà dello 0,50%). Il contributo dovrà essere versato dal datore di
lavoro mensilmente secondo le modalità che verranno indicate da un apposito Decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanarsi entro trenta giorni dallla data di entrata in vigore della legge finanziaria. Ma cosa succede praticamente e cosa deve fare il lavoratore? Sono state poste alcune domande a Enzo Torri, segretario della Cisl di Brescia, che per il sindacato di via Altipiano d’Asiago segue la complessa materia.
Cosa accade dunque dal 1 gennaio?
Accade che tutti i lavoratori dipendenti del settore privato sono chiamati a decidere entro giugno 2007 se destinare le quote del loro TFR, sigla che sta per Trattamento di Fine Rapporto, ad un fondo previdenziale per costituire una pensione aggiuntiva a quella pubblica, oppure se mantenere quei soldi presso la propria azienda e ritirarli integralmente al termine del rapporto di lavoro. Una precisazione: non sono in discussione le quote del TFR accantonato fino al 31 dicembre 2006, che continuerà a seguire la regole fino ad oggi in vigore; la scelta da fare riguarda esclusivamente la liquidazione maturata a partire dal 1 gennaio 2007. Per i pubblici dipendenti, invece, non è ancora previsto nulla, ad eccezione dei lavoratori della Scuola e dei lavoratori delle Poste che hanno già un proprio fondo.
Come è possibile fare la scelta della pensione integrativa?
Il meccanismo è quello del silenzio-assenso. Se entro il 30 giugno, io lavoratore non effettuo alcuna comunicazione al mio datore di lavoro, il mio TFR verrà destinato automaticamente al fondo pensione collettivo previsto dagli accordi o dal contratto collettivo di lavoro applicato nel settore in cui lavoro. Se nel mio settore non esiste questo fondo, quanto sto maturando come liquidazione verrà destinato ad una forma pensionistica complementare istituita presso l’INPS.
Questi sono i cosiddetti “fondi chiusi”. Ma le compagnie di assicurazione hanno lanciato da diverse settimane una imponente campagna pubblicitaria sui “fondi aperti”, quelli creati appunto dalle assicurazioni e dalle banche. Anche questa è una delle scelte possibili che ha il lavoratore?
Sì, certamente. Io lavoratore devo ovviamente comunicare al mio datore di lavoro di trasferire la quota di TFR in maturazione ad una forma pensionistica diversa da quella prevista nel mio settore, sapendo però che in questo caso non mi potrò avvalere del contributo del datore di lavoro previsto dai contratti collettivi e dunque avrò meno capitale investito.
C’è poi un’altra scelta ancora…
Che è quella di comunicare al datore di lavoro che il mio TFR non sia destinato a nessuna forma di previdenza complementare: in questo caso il mio TFR resta a mia disposizione in azienda e lo ritiro al momento della cessazione del rapporto di lavoro. È bene ricordare che nelle aziende sopra i 50 addetti il TFR in maturazione verrà versato integralmente in un fondo apposito dell’INPS (diverso da quello prima accennato) fermo restando che il lavoratore mantiene nei confronti del proprio datore di lavoro il proprio credito e che lo stesso è tenuto ad erogarlo sia all’atto della cessazione del rapporto di lavoro che nelle eventuali richieste di anticipo previste nelle attuali forme dalla legge.
Perché vale la pena aderire ad un fondo pensione?
Le varie riforme del sistema pensionistico di questi anni tese a salvaguardare la previdenza pubblica a fronte dell’allungamento della vita media (dal 1961 al 2005 è aumentata di 11 anni) al fine di mantenere in equilibrio i conti della stessa ,hanno alzato l’età e i contributi utili per l’accesso alla pensione ma hanno anche modificato il sistema di calcolo della stessa.
Queste modifiche porteranno il valore della pensione dall’attuale 78,9% dell’ultima retribuzione con 40 anni di contributi (e 65 anni di età), ad una progressiva riduzione fino al 64,1 % per chi inizia oggi un rapporto di lavoro (se il riferimento sono i 35 anni di contributi dopo 60 anni di età i valori scendono dal 69,1% attuale al 48,6% in futuro).
Questi conti ci dicono più di tante parole quanto diventa una necessità (più che una facoltà) ricercare integrazioni supplementari per tutelare meglio il nostro livello economico nel momento in cui smettiamo di lavorare.
E perché utilizzare il TFR per integrare la pensione?
Come abbiamo visto, per colmare la differenza degli importi della pensione è necessario una contribuzione aggiuntiva pari almeno al 10% della retribuzione. Agire esclusivamente sul salario mensile è improponibile (significherebbe una rinuncia consistente di reddito irrealizzabile per molti settori) , da qui nasce la proposta di utilizzare le quote di TFR che “valgono” generalmente il 6,91% della retribuzione, il resto lo può fare la contrattazione nazionale.
Il sindacato propone ai lavoratori di scegliere i “fondi chiusi”. Perché?
Il sindacato si è fatto carico di promuovere forme di previdenza complementare collettive che riguardano i lavoratori dipendenti delle singole categorie, creando fondi pensione riservati a questi lavoratori.
La diversità con i fondi proposti dalle banche e dalle assicurazioni stà nella tutela collettiva. Nel fondo chiuso il singolo lavoratore non è mai lasciato solo di fronte alla complessità di questi argomenti; inoltre attraverso la contrattazione nazionale è previsto che accanto alle quote che il lavoratore stesso sceglie liberamente di destinare alla previdenza complementare, le aziende aggiungano una quota a loro carico (generalmente intorno al 2%). La quota del lavoratore, la quota dell’azienda e la parte del TFR consentono pertanto di accantonare cifre più consistenti ai fini pensionistici.
Dunque non c’è alcun pericolo di perdere la propria liquidazione?
No, nessun pericolo. Il lavoratore continua ad avere rispetto al TFR tutte le sue prerogative che sono: la possibilità di richiedere anticipazioni anche nel caso di adesione ad un fondo pensione (ovviamente, in questo caso, richiesta al fondo stesso); trasferimento, in caso di decesso dell’interessato, del capitale con gli interessi agli eredi legittimi; nel caso di passaggio ad altro lavoro la quota accantonata può essere trasferita al nuovo fondo presente nel settore in cui si va ad operare, o ritirata, oppure destinarla ad altro fondo aperto.
Il capitale accumulato è un patrimonio individuale del lavoratore che verrà trasformato in una rendita vitalizia al momento dell’accesso alla pensione (è possibile anche, in quel momento, richiedere l’erogazione immediata di un importo pari a non oltre il 50% del capitale accumulato).
Per quanto riguarda un nuovo rapporto di lavoro va infine ricordato che i sei mesi della scelta di destinazione del TFR decorrono dalla data di assunzione.
Cosa fa la Cisl per aiutare i lavoratori a prendere una decisione informata e consapevole?
Innanzitutto stiamo distribuendo materiale informativo in ogni luogo di lavoro. I nostri uffici, sia nella sede centrale che in tutti i nostri recapiti periferici, che sono oltre venti e che coprono tutto il territorio provinciale, sono a disposizione di tutti i lavoratori che hanno bisogno di approfondimento o di chiarimenti. Nel nostro sito internet (www.brescia.cisl.it) chiunque può leggere e scaricare tutta la documentazione necessaria.
È un momento importante che ognuno deve utilizzare nel migliore dei modi per fare la scelta più opportuna per se; abbiamo accumulato su questo tema troppi ritardi che rischiano di vedere penalizzate in particolare la nuove generazioni di lavoratori, ma oggi ci sono le condizioni per fare le scelte che non ritardino ulteriormente quegli interventi necessari per guardare al momento della pensione con meno preoccupazioni. Mai come ora, è proprio il caso di dirlo, il futuro previdenziale dipende da ciascun lavoratore.
Questa intervista è stata pubblicata dal settimanale “La Voce del Popolo” n. 2/2007.