Alla vigilia del voto di domenica 9 e lunedì 10 aprile anche la Cisl bresciana prende posizione. Lo fa, come sempre ha fatto e come intende continuare a fare, riflettendo sul merito delle questioni che più da vicino interessano i lavoratori, i giovani in cerca di occupazione, i pensionati, gli anziani e quella risorsa straordinaria e irrinunciabile rappresentata dagli stranieri che in Italia vivono, lavorano e contribuiscono a produrre benessere per tutti.
TORNARE ALLA CONCERTAZIONE
In questi ultimi cinque anni è prevalsa la logica dello scontro sociale: dall’aggressione sull’art. 18, alla controriforma delle pensioni, dalle manovre finanziarie mai discusse con il sindacato, fino alla riduzione delle tasse per i più ricchi.
I risultati di questa conflittualità sono sotto gli occhi di tutti: la situazione economica e sociale è grave. Noi auspichiamo quindi che si cambi registro, che si cambi la politica economica e sociale. Occorre, come ripete con insistenza il Presidente della Repubblica, tornare alla concertazione. Solo se si mettono insieme le idee, le energie, gli interessi di chi lavora, chi governa e chi fa impresa possiamo tornare a crescere tutti mantenendo la coesione sociale.
SVILUPPO E CRESCITA
È necessario rendere concreti e immediati gli interventi per ridare competitività al sistema produttivo italiano soprattutto nella sua struttura portante: le piccole e medie imprese e di distretti industriali. Per questo gli interventi pubblici vanno mirati a innovazione, ricerca e formazione. Servono adeguate infrastrutture, vera concorrenza nei servizi, trasparenza nella finanza, una amministrazione pubblica più moderna ed efficiente.
IL LAVORO E L’ISTRUZIONE
La Cisl ritiene che la Legge Biagi non sia da cancellare ma da modificare e completare con un ampliamento dei sostegni economici per chi perde il lavoro – gli ammortizzatori sociali – e con il varo dello Statuto dei Lavori che stabilisca regole e diritti per tutti i lavoratori. Va favorita l’occupazione femminile sia con le agevolazioni fiscali che con i servizi sociali. Realizzare un efficiente sistema integrato tra istruzione, formazione e lavoro, con l’apporto diverso e specifico di ciascun settore per essere protagonisti di una formazione continua, come richiesto dal mercato del lavoro.
LE POLITICHE SOCIALI
Le molteplicità delle forme occupazionali che caratterizzano il mercato del lavoro nel nostro Paese pongono problemi nuovi di tutele sociali. Bisogna dunque agire con chiarezza sul fatto che i lavori possono essere diversi ma i contributi previdenziali devono essere eguali. Solo così si può garantire un futuro pensionistico ai giovani. Ed è in questo senso che auspichiamo si indirizzi l’impegno del nuovo Parlamento.
Come vogliamo che l’emergenza casa, cioè l’esigenza di una risposta a chi è ancora oggi senza questo diritto sociale primario, diventi una reale priorità.
DIRITTI DI CITTADINANZA
Ai cittadini stranieri immigrati in Italia vanno riconosciuti i diritti di cittadinanza per favorire l’integrazione sociale e il rispetto dei doveri e quindi anche il diritto al voto.
SALARI E PENSIONI
Pesa sempre di più il costo della vita e le bugie sulle colpe dell’euro non sono servite a tutelare il reddito delle famiglie. Per questo vogliamo un intervento fiscale a sostegno delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati, un fondo per la non autosufficienza, un reale e forte controllo di prezzi e tariffe. Solo così potranno essere tutelate le pensioni più basse più esposte al carovita.
LE RISORSE PER CRESCERE
Un fisco equo è la premessa per nuove entrate destinate alla crescita e al benessere collettivo.
Questo significa che il prelievo fiscale deve tornare ad essere progressivo (chi più ha più paga), ma anche che la lotta alla economia sommersa, la tassazione delle rendite finanziarie, la riduzione delle tasse sul lavoro e la restituzione del drenaggio fiscale siano i perni su cui poggiare una nuova strategia fiscale.
Andiamo al voto con un sistema elettorale formalmente proporzionale ma che impedisce la scelta del candidato. È una riforma che mortifica gli elettori e maschera il ritorno di un pericoloso centralismo partitocratrico.
Non è questa la sola pesante eredità di questi ultimi cinque anni. In modo unilaterale la maggioranza parlamentare uscente ha modificato 52 dei 138 articoli della nostra Costituzione introducendo la cosiddetta devolution, una somma di disposizioni destinate a dividere il Paese, ma soprattutto concentrando enorme potere nelle mani del Presidente del Consiglio e riducendo il ruolo del Presidente della Repubblica a quello di una semplice rappresentanza.
Se contro questa manomissione della Costituzione sarà il Referendum a dire anche la nostra contrarietà, per il sistema elettorale è necessario che la questione entri nelle priorità del futuro Parlamento e del futuro Governo.
Come tante volte abbiamo ripetuto in questi anni la vera emergenza nel Paese e quella del dialogo sociale, è quella in un clima nuovo in cui ripensare le relazione istituzionale e sociali.
Per questo le elezioni di domenica e lunedì sono importantissime e la Cisl invita tutti i suoi iscritti ad esercitare il diritto primario del voto.